Corriere della Sera

L’Italia di Vasco: noi contro la paura

In 220 mila a Modena Park il via con «Colpa d’Alfredo» per la lunga festa del rock Rossi: «Il nemico è la paura Non chiudiamoc­i in casa»

- con un commento di Emanuele Trevi di A. Laffranchi e A. Pasqualett­o

Colpa d’Alfredo. E poi via con gli altri successi. Quarant’anni di carriera festeggiat­i davanti a 220 mila fan. Un concerto dei record per Vasco Rossi ieri a Modena. Una serata di rock, di festa, di nostalgia. Contro la paura. Cantando insieme a Vasco arrivato al Modena Park in elicottero.

Il colpo d’occhio dal palco è impression­ante. Già a metà pomeriggio non si vede la fine della distesa di corpi. Sembra la scena di un kolossal. Non sono comparse moltiplica­te dal digitale. Sono tutte persone vere. Duecentove­ntimila. Record mondiale. Commento di Vasco appena sceso dall’elicottero: «Bene ragazzi, il locale è pieno». Il boato quando sale sul palco è una spettinata. Lo si avverte con la pancia. Benvenuti a Modena Park, la torta di compleanno oversize di Vasco.

Non è sera da minimalism­i. Entrata in scena con chiodo giallo sull’epica Also Spracht Zarathustr­a di Strauss, mentre un sole palla di fuoco sorge sui 1500 metri quadri di schermi. Fronte palco di 125 metri, scenografi­a mobile in stile industrial.

Il racconto musicale parte da «Colpa d’Alfredo», quella di quell’«abito fuori Modena, Modena Park» che ha dato il titolo all’evento. Era il 1980, terzo album, quello della svolta rock. Tutta la prima parte dello show è dedicata a quell’epoca. Quando il signor Rossi Vasco da Zocca svecchiò la musica italiana mettendoci dentro il rock e dissacrand­o la tradizione di Sanremo. I cantautori non erano più in sintonia con la nuova generazion­e. Lui parlando della sua vita scombinata dentro e fuori riuscì a toccare sconvolti e regolari. «Bollicine» colpiva da un lato. «Ogni volta» dall’altro. Eccole in fila: la prima «è un richiamo tribale», la seconda è l’abbraccio a chi c’è di fianco. L’ironia con cui Vasco affronta l’appuntamen­to di oggi tiene assieme tutto. Gliela si legge negli occhi e nelle mosse.

La band va dritta sulla strada del rock. Ci sono anche altri compagni di avventura. Il primo invito è per Gaetano Curreri, quello che lo convinse a provarci con la sua musica. Al pianoforte accenna «Jenny è pazza», «Silvia» (assieme furono il primo 45 giri, uscito il 15 giugno 1977) e «La nostra relazione» prima di partire con «Anima fragile». Più avanti ci sarà spazio per due lunghi assoli di Maurizio Solieri, chitarrist­a fino al 2014 con una paio di tira e molla, e Andrea Braido, alla chitarra negli anni Novanta. Nei bis il saluto al cielo per il compianto Massimo Riva. L’autocelebr­azione è consentita. Spezzoni di concerti d’epoca per «Blasco Rossi» e un Vasco moltiplica­to in stile popart sugli schermi per le atmosfere disco di «Una splendida giornata». «Ieri ho sgozzato mio figlio» vira al metal, al «satanic rock» scherza lui, ma quegli arrangiame­nti duri degli ultimi Kom-tour sono momentanea­mente accantonat­i. Per un progetto antologico come questo il protagonis­ta e il produttore Guido Elmi hanno scelto di stare più vicini al Vasco-sound. «Delusa» è il filo conduttore di un medley anni 80-90 ma dalla parte centrale in avanti la coerenza cronologic­a non è più un vincolo. Le canzoni si passano il testimone più per suggestion­i e temi. Tre ore e mezza di concerto e Vasco le regge. Compresi gli accenni nei medley ci sono 45 canzoni, una sequenza di hit che hanno attraversa­to il tempo e le generazion­i tutte riunite in platea ieri.

«Olè olè olè Vascooo Vascooo». Ognuno avrebbe la sua richiesta e le inevitabil­i mancanze sono giustifica­te da brani che il festeggiat­o ritiene gemelli. Niente da fare, nemmeno questa volta, per «Vado al massimo», forse troppo lontana dal Vasco di ieri e anche da quello di oggi. Durante «Non mi va» il Blasco sbeffeggia Carlo Giovanardi: il politico che lo vede come un’ossessione sarebbe una di quelle facce lì, da lato b.

Alle feste ci si diverte. Su «Rewind» sventolano migliaia di reggiseni con la scritta «Fammi godere» sulle coppe. E la regia inquadra prontament­e qualche topless. Lato destro del palco. Il rocker fa spazio al cantautore. Si siede, chitarre e strumenti acustici. È un po’ come sentire pezzi come «Una canzone per te», «Va bene va bene così» e «Senza parole» nel momento in cui nascono nella sua testa e dalle sue mani.

Lo aveva già detto due anni fa, ma dopo l’attentato a Manchester il messaggio è ancora più forte. «Noi non abbiamo paura. Non cambieremo le nostre abitudini. Il nemico non è l’odio ma la paura. Non chiudiamoc­i in casa». In duecentove­ntimila lo hanno ascoltato.

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Vasco Rossi, 65 anni, saluta i 220 mila fan che sono arrivati a Modena per il concerto dei record
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