Berlusconi-Prodi, solo silenzi
Il leghista Giorgetti: ma il leader di Forza Italia non può dire che c’è solo lui
Berlusconi con Clinton, Prodi con i colleghi della Ue. Sono a Strasburgo per l’ultimo addio a Kohl. Ma non si parlano.
MILANO «Berlusconi potrebbe entrare nella storia e occupare il posto che ha già meritato se volesse guidare il processo di transizione verso il nuovo centrodestra. Se però il tema è “ci sono soltanto io e comando io” la situazione si blocca. E questo è un punto cruciale». Giancarlo Giorgetti è da sempre, senza troppo apparire, il più influente dei leghisti. È lui a consigliare il segretario Matteo Salvini, lui a tessere le relazioni con il mondo economico e imprenditoriale.
Berlusconi è convinto di rimanere l’unico baricentro possibile del centrodestra. Ha torto?
«Un sondaggio del Corriere attribuisce alla lega il 15%. A Forza Italia, qualcosa meno. Conferma ciò che noi avevamo emotivamente sentito: le amministrative 2017 le abbiamo vinte noi. Con Matteo Salvini come personalità trainante. Ma il punto, anche guardando alle astensioni, è che c’è tanto spazio di crescita. La domanda è se sia possibile occuparlo con la proposta di vent’anni fa: la Fiat non tenta di vendere ancora le 128». Gli elettori non vogliono la «formula classica» del centrodestra
che prevede Berlusconi leader?
«Gli elettori vogliono il centrodestra. Anche noi. Infatti, vogliamo che si presenti come centrodestra. Ma per farlo abbiamo bisogno di dire quali sono le alleanze. Per tanti parlare di maggioritario o proporzionale significa poco: la discriminante è tra chi vuole dire subito con chi giocherà e chi vuole fartelo sapere dopo. Credo sia più serio dirlo subito».
Come se ne esce?
«Non si capisce come ci si è entrati. Berlusconi dice che è il Pd a non volere il premio alla coalizione. Noi suggeriamo di tornare al Mattarellum, anche nella versione che chiamano Rosatellum. Il Pd dovrebbe essere d’accordo, visto che l’ha proposta. A questo punto dovrebbe bastare un cenno di Berlusconi per tornare in commissione mercoledì e chiudere in un attimo. Il che dovrebbe far felice anche il capo dello Stato Mattarella».
Voi volete uscire dall’Europa, Forza Italia no.
«Non siamo sciocchi, sappiamo bene che questo apre questioni delicate. Però occorre rivedere Maastricht in modo significativo. È nato in camera iperbarica, astratto, prima della globalizzazione. Dublino è nato prima delle guerre. La cosa giusta, non mi pare rivoluzionaria, è riscrivere i trattati: è possibile non uscire dall’euro purché si riscriva Maastricht. Lei guardi il paradosso Draghi… ».
E cioè?
«Il presidente della Bce piace proprio perché opera ai confini estremi delle regole europee. Secondo i tedeschi, che lo fanno notare, lui queste regole le viola. Così come chi applaude al decreto banche: esalta il fatto che infranga le regole europee su concorrenza e antitrust».
Impossibile un sostegno al decreto?
«Noi cercheremo di apportare miglioramenti ma il governo metterà la fiducia. E noi non possiamo darla a chi ha trascinato la questione per anni per poi buttar lì un pasticcio in cui lo Stato mette i soldi al posto dei
Il futuro C’è spazio per crescere La domanda è se sia possibile occuparlo con proposte di vent’anni fa: la Fiat non tenta di vendere ancora le 128
Alleanze chiare Parlare di maggioritario o proporzionale ha poco senso. La discriminante è tra chi vuole dire subito con chi giocherà e chi vuole dirlo dopo il voto privati».
Il sondaggio, proiettando i risultati sull’Italicum, dice che oggi l’unica maggioranza possibile è quella con i 5 Stelle.
«È ipotesi puramente aritmetica. Loro si sono avvicinati a molte nostre posizioni, Grillo su ius soli e immigrati ha dovuto precipitosamente convertirsi. Ma c’è anche una parte di 5 Stelle che guarda a sinistra. La verità è che loro cercano di recuperare consensi da noi, e noi da loro. In questa fase mi pare ci stia andando meglio, e dunque bene così».
Mai governi insieme?
«Ad oggi è fantascienza. Noi facciamo i nostri errori ma governiamo, e bene. Quando incontro soggetti economici stranieri lo dico sempre: ci dipingono come estrema destra ma governiamo da molti anni le più importanti Regioni d’Italia».
Nella coalizione futura per Regionali e Politiche c’è spazio per i centristi?
«Lo dico rivolgendomi a Maroni: c’è spazio per molto, ma se i centristi dovessero votare lo ius soli, credo che non potremmo accettarlo».