Corriere della Sera

La Diamond League respinge Tamberi: «C’è tanto da migliorare»

Nell’alto a Parigi tre nulli dell’azzurro a 2,20 mentre Barshim prende il volo verso un record da tentare al Mondiale

- Fonte: Forbes Gaia Piccardi

Le intenzioni sono le migliori, la voglia di volare — per chi sognava di essere Icaro — è un istinto difficile da tenere a freno. Gianmarco Tamberi se lo era detto da solo: «Dio solo sa quanto è importante oggi rimanere concentrat­i sugli obiettivi tecnici e non sulle misure... C’è tanto da migliorare ancora e per saltare alto al campionato del mondo di Londra bisogna riuscire a costruire il più possibile. A Parigi non sarà affatto una gara facile: tutti i più forti nel salto in alto saranno su quella pedana e io mi presento con la peggior misura del 2017...».

Ed eccolo, Mister Half Shave, In volo Tamberi impegnato a Ostrava (Instagram) al cospetto dell’asticella del meeting di Parigi, sfrattato da Stade de France e ospitato a Charlety ma pur sempre un appuntamen­to della Diamond League: per Gimbo il primo da Montecarlo 2016, la notte dei fantasmi. Quota d’ingresso 2,20 m, la misura scavalcata a Ostrava dopo il 2,18 di San Marino, quando era tornato a sorpresa a saltare in gara in cima a undici mesi di molti tormenti e zero estasi. E tre nulli. La gara di Tamberi a Parigi è finita ancor prima di cominciare mentre i migliori su piazza iniziavano a decollare: 2,35 il giunco qatariota Barshim, in cima alle liste stagionali grazie al 2,38 di Oslo e lanciatiss­imo verso il tentativo di record del mondo (a Londra, in agosto: quale miglior palcosceni­co?); 2,32 l’ucraino Bondarenko e il siriano Ghazal. Gimbo, che aveva vissuto la presentazi­one dell’alto con l’entusiasmo e la carica dei bei tempi, non può essere soddisfatt­o. «Vorrei tanto fare meglio, per me e chi mi ha seguito in questo lungo processo — aveva detto a Ostrava —. Nessuno mi chiede la luna, adesso, ma io sono fatto così: è il mio modo di motivarmi». Non è un problema di caviglia, quella è a posto. Pare, piuttosto, tecnico: la difficoltà di gestire una rincorsa a nove passi, di rallentare per adattarsi agli standard attuali. I social di Tamberi sono rimasti muti, ieri sera, in controtend­enza rispetto alla generosità con cui si è sempre raccontato.

A Charlety gli sprint veloci finiscono nelle mani dell’ivoriano Meitè (9’’99) e della giamaicana Thompson (10’’91), delusione nell’asta per l’enfant du pays Lavillenie che dopo aver saltato 5,62 m ha fallito 5,77, lasciando la vittoria allo statuniten­se Kendricks (5,82). Ma è Gimbo il grande assente. Calma e gesso. I miracoli nell’atletica non esistono.

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