Corriere della Sera

Le «revisioni sistematic­he» Un antidoto alle incertezze

- D.d.D.

n Internet si possono trovare informazio­ni medico-sanitarie completame­nte fasulle, ma anche informazio­ni “certificat­e”, se si sa dove cercare. «Purtroppo oggi i risultati della ricerca medica sono in gran parte comprensib­ili solo da chi ha familiarit­à con la metodologi­a degli studi, con la lingua inglese e ha accesso alle principali riviste scientific­he internazio­nali» dice Roberto D’Amico, direttore del Centro Cochrane Italiano, che opera per far sì che le decisioni sanitarie possano essere prese seguendo criteri scientific­i. «Tuttavia esistono esperienze finalizzat­e a rendere più facile l’accesso a inforvolta mazioni mediche affidabili da parte dei cittadini. Ad esempio, per capire come funzionano le sperimenta­zioni cliniche si può visitare il sito Ecran (European Communicat­ion on Research Awareness Needs www.ecranproje­ct.eu/it)

La sperimenta­zione è la modalità attraverso la quale sono valutati in maniera scientific­a efficacia e sicurezza degli interventi sanitari, e molti degli interventi oggi utilizzati sono stati prima valutati con il metodo dello studio randomizza­to controllat­o. «Quando viene ben eseguito, questo tipo di studio fornisce risposte basate su dati oggettivi che permettono di ridurre l’incertezza e tal- gni medico incontra pazienti che esprimono preferenze per trattament­i privi di prove di efficacia» dice Lisa Rosenbaum, cardiologa del Brigham and Women’s Hospital di Boston, in un articolo pubblicato sul New England Journal of Medicine, significat­ivamente intitolato “Resisting the suppressio­n of science” (“Resistere alla soppressio­ne della scienza”). «Ad esempio, cibo biologico per difendersi la malattia coronarica o lavaggi detossific­anti contro il cancro. Personalme­nte non sono riuscita mai a venirne a capo con una risposta efficace. Offro fatti, e poi, rendendomi conto che non mi stanno portando da nessuna parte, offro altri fatti». Ma spesso i fatti possono non bastare. È un problema sentito dall’intera comunità medica internazio­nale, che si manifesta più chiarament­e ogni volta che sono coinvolti schieramen­ti, convinzion­i legate a scelte di vita o a posizioni morali. Lisa Rosembaum descrive queste situazioni come posizionam­enti tribali: a interessar­e l’individuo sono non sono i fatti scientific­i, quanto il proprio senso di appartenen­za. «Dobbiamo smettere di credere che lo scetticism­o rifletta una carenza di conoscenza e che quindi possa essere rimediato fornendo dei fatti. Quando il dubbio è avvolto in una propria identità culturale o in forti emozioni, i fatti spesso non solo falliscono il compito di persuadere, ma possono ulteriorme­nte consolidar­e lo scetticism­o. Un fenomeno chiamato assimilazi­one faziosa. Uno studio ha dimostrato che genitori esitanti se vaccinare o no il proprio figlio, sono diventati ancora meno propensi a vaccinarlo quando venivano loro date informazio­ni che smascherav­ano il mito che i vaccini possano causare l’autismo».

Fornire fatti e prove a ripetizion­e, possibilme­nte in maniera di annullarla» continua D’Amico. Su un singolo intervento possono essere realizzati più studi randomizza­ti e controllat­i, durante i quali efficacia e sicurezza di un nuovo farmaco sperimenta­le vengono confrontat­e con quelle di un altro farmaco già conosciuto o di un placebo.

«Talvolta si hanno risultati discordant­i. Per questo sono state sviluppate le revisioni sistematic­he, che consentono di fare una sintesi ragionata dei risultati dei singoli studi, sulla quale ci si può poi basare per decidere concretame­nte quale trattament­o scegliere».

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