Battaglia navale Italia-Francia per il controllo dei cantieri
Il caso Parigi: via la maggioranza a Fincantieri. Il no di Roma
Scontro tra Roma e Parigi sui cantieri navali Stx di Saint Nazaire. Il ministro dell’Economia francese chiede una «spartizione paritaria» per la società che controlla i cantieri, acquisita ad aprile da Fincantieri. Il governo italiano parla di offerta irricevibile: il controllo deve essere italiano.
Saint Nazaire finisce per incrinare i rapporti tra Roma e Parigi. I cantieri, storicamente attivi nella produzione di portaerei e navi da crociera, diventano il terreno di scontro tra i due governi. Ieri il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, per la prima volta ha dichiarato pubblicamente di preferire «soluzioni uguali, al 50 e 50» per Stx France, la società a monte dei cantieri affacciati sulla Loira. In cambio, come contropartita, Le Maire avrebbe prospettato all’Italia di accrescere la cooperazione in campo navale militare.
La proposta trova l’esecutivo italiano — nonostante i colloqui telefonici (e gli incontri) tra il presidente francese, Emmanuel Macron, e il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni — assolutamente contrario. Fonti del ministero dello Sviluppo e del Tesoro, guidati da Carlo Calenda e Pier Carlo Padoan, ritengono l’offerta irricevibile. Perché l’operazione con cui Fincantieri ha rilevato ad aprile il 66,67% di Stx France dagli azionisti sudcoreani, Stx Offshore&Shipbuilding finiti in amministrazione straordinaria, era stata concertata con Parigi quando all’Eliseo c’era Francois Hollande. Un investimento di 79,5 milioni di euro, il cui esborso non è stato ancora effettuato perché in attesa di trovare uno schema azionario compiuto. Le stesse fonti rivelano che il governo italiano darebbe il via libera ad un’eventuale diluizione della quota di Fincantieri soltanto a condizione che il gruppo guidato da Giuseppe Bono resti azionista di controllo e che tale controllo venga, poi, esercitato in consiglio di amministrazione. D’altronde, è il ragionamento, a Roma non comprendono questo inatteso passo indietro dell’europeista e liberale Macron soprattutto in considerazione del fatto che fino a qualche mese fa i soci di controllo erano a ragione sociale sudcoreana.
Parigi però avrebbe ancora la carta per rovesciare il tavolo. Entro sabato 29 luglio può tecnicamente esercitare la prelazione con la quale nazionalizzare Saint Nazaire. Con un costo economico altissimo. E uno schiaffo all’Europa unita.