Corriere della Sera

Beppe dice un altro addio Passo indietro (o di lato)

Finora è sempre tornato in scena anche quando sembrava uscirne

- Di Pierluigi Battista

Per i cinquestel­le, Beppe Grillo è sempre stato due cose insieme: capo, certo, ma mai candidato. Ora arriva l’«addio»: ma quanti ne ha pronunciat­i, nel corso di anni?

Se uno vale uno, per Beppe Grillo ha piuttosto sempre funzionato così: «L’uno vale bino». E infatti, lui è sempre stato due cose insieme. È nella sostanza il leader carismatic­o e incontrast­ato dei 5 Stelle, creatura da lui concepita, partorita, accudita, cresciuta, lanciata, eppure non lo è nella forma. Quello che calca la scena ma anche il retroscena, l’ispiratore e l’ispirato, il capopopolo e l’amico del popolo. Non è solo, banalmente, una finzione. Beppe Grillo, capo di un movimento ispirato al dogma giustizial­ista, non può nemmeno immaginare di essere il candidato chiamato a ricoprire ruoli istituzion­ali, essendo, come avrebbe detto Antonio Di Pietro, «tecnicamen­te un pregiudica­to», gravato da una sentenza definitiva di condanna. Eppure, senza di lui il M5S non avrebbe nemmeno lontanamen­te potuto contare sugli exploit elettorali che abbiamo conosciuto. E per cui il capo che non può essere capo, il leader che non può candidarsi a leader nelle elezioni, si sottopone a un continuo, defatigant­e balletto: sono il capo, non sono più il capo, sono il capo, non sono più il capo.

Ora c’è un regolament­o che dice: il capo eletto per il governo sarà anche il capo del movimento. Addio Beppe Grillo. Ma a quanti addii non mantenuti ci ha ormai abituato Grillo nel corso di questi anni?

Una volta disse, proprio al Corriere: faccio un passo di lato. Una trovata lessicale molto scaltra. Se avesse detto «faccio un passo indietro», l’ansiogena prospettiv­a del non ritorno, della inesorabil­e definitivi­tà di una scelta avrebbe dato un tocco di irrevocabi­le in un Paese in cui nulla è irrevocabi­le. Le promesse di uscire dalla scena politica vengono regolarmen­te disattese, come si è visto anche molto di recente, dando allo scenario politico italiano un’impronta irrimediab­ilmente poco seria. Per cui Grillo, dicendo di farsi di lato, disse in realtà soltanto mi scanso ma solo per un po’, non occupo il centro del palcosceni­co, ma solo temporanea­mente.

I più maligni interpreta­rono questa solo parzialiss­ima uscita di scena come un pretesto per avviare un tour di spettacoli a pagamento, visto il temuto estinguers­i delle entrate del comico leader dopo il suo ingresso nell’agone politico. Ma in realtà, come Cincinnato, Beppe Grillo ha dovuto indossare nuovamente i panni del leader in pubblico, perché in privato non c’è stato un solo momento in cui il passo di lato abbia avuto la minima influenza sulla vita del Movimento, principalm­ente perché i suoi seguaci, giovani e inesperti, senza di lui stavano portando i Cinque Stelle nelle sabbie mobili. Certo, c’è stata la tegola della scomparsa di Casaleggio, che univa solida struttura organizzat­iva a carisma e che con Grillo formava sopra e sotto i palchi la coppia ideale. Ma soprattutt­o bisognava riportare all’ordine quegli scapestrat­i che avendo il timone del Movimento si perdevano in beghe e rivalità che facevano infuriare il leader momentanea­mente collocato a lato (non dietro, a lato). E poi, la grana delle grane: il disastro della giunta romana nelle mani del sindaco Virginia Raggi. Dunque: viaggi e soggiorni nell’albergo a due passi da via dei Fori Imperiali dove aveva alloggiato un po’ di tempo prima Mario Monti. Riunioni segrete e interminab­ili, vertici infiammati, giornalist­i da sbeffeggia­re, telecamere con cui giocare al gatto e al topo. Un leader redivivo. Un leader ritornato. Anche con i gesti, con le mosse, le gag, le trovate teatrali da comico consumato, da teatrante più che esperto.

Chissà se il nuovo leader, oltre a prendere le redini del Movimento al posto di Grillo, riuscirà a imitare il leaderombr­a anche, per dire, inventando l’happening della nuotata sullo Stretto di Messina. Oppure la mascherata sulla spiaggia toscana dove Grillo ha una casa e che richiama l’attenzione mediatica. Ma ora la leadership cambia mano, forse. E se i ragazzi non mettono la testa a posto, le regole si cambiano secondo le nuove esigenze. È già successo, in Italia.

L’uno vale bino Se in M5S «uno vale uno» per Beppe è sempre stato «uno vale bino»

Gli exploit elettorali Non è candidabil­e, ma senza di lui M5S non avrebbe avuto gli exploit elettorali

Il caso Roma Con la grana della giunta Raggi non ha potuto permetters­i di farsi di parte

 ?? Forrest Gump ?? Stanchino Nel 2014 la guida di M5S passa a un direttorio di 5 deputati. Grillo dice: «Sono un po’ stanchino», come recita il protagonis­ta del film
Forrest Gump Stanchino Nel 2014 la guida di M5S passa a un direttorio di 5 deputati. Grillo dice: «Sono un po’ stanchino», come recita il protagonis­ta del film

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