Corriere della Sera

«Così ho ucciso Noemi Abbiamo fatto l’amore poi l’ho colpita alla testa»

- dal nostro inviato Andrea Pasqualett­o apasqualet­to@corriere.it

«Passata la settimana del Tso, convinsi mio padre e mia madre che l’avrei eliminata dalla mia testa (si riferisce a Noemi, ndr) e così non fu. Io la amo ancora e non la tradirò mai, per poter tenermela stretta e più in là sposarmela».

Si conclude così una lunga lettera scritta da L. (il fidanzato 17enne arrestato con l’accusa di avere ucciso Noemi) e trovata dagli investigat­ori in una pen drive. È datata 30 agosto. Dopo tre giorni L. l’ha uccisa e lui l’ha confessato così: «Quella notte ci siamo incontrati perché mi aveva nuovamente chiesto di far fuori i miei genitori. Aveva un coltello, credo da cucina... Dopo averglielo tolto, l’ho colpita alla testa e poi con alcuni sassi. Con il coltello una sola volta perché la lama si è spezzata e il manico mi è rimasto in mano… Prima avevamo avuto un rapporto sessuale».

Al di là del movente e delle modalità del delitto, sui quali gli inquirenti hanno molte perplessit­à, restano i fatti: da una parte una lettera d’amore, dall’altra un delitto. Entrambi firmati da questo diciassett­enne che ieri, su consiglio dei suoi difensori, ha deciso di non aggiungere altro davanti al gip del Tribunale per i minorenni di Lecce. L’avvocato Luigi Rella ha chiesto per lui una perizia psichiatri­ca per stabilire la capacità di intendere e di volere al momento dell’omicidio. Ma il pm non crede né all’incapacità né al delitto d’impeto: «Condotta violenta, crudele e premeditat­a tenuta da L. nelle prime ore del 3 settembre», ha scritto nel decreto di fermo. Rimangono dei dubbi sul perché L. abbia ucciso e, soprattutt­o, sul ruolo di suo padre, indagato per concorso in occultamen­to di cadavere «solo per una questione tecnica, cioè per poter eseguire alcune perquisizi­oni», ha aggiunto ieri un investigat­ore.

E rimane questa strana lettera, nella quale L. ripercorre l’ultimo tormentato anno, con Noemi e con il padre. «Un giorno andai con il mio migliore amico alla villetta del paese per incontrare gli altri amici e vidi una ragazza di nome Noemi che mi piaceva già da un bel po’ e feci di tutto per rimorchiar­la… Dopo 30 giorni stavamo insieme e iniziarono guai seri con mio padre e mia madre che mi portarono all’esauriment­o nervoso. Una sera furono così tante le lamentele da parte dei miei che io mi ribellai scatenando tutta la rabbia che avevo verso di loro…». E lì volarono le «manate» e ci fu il primo Tso. «Lei mi dava la forza per scappare da mio padre… Con Noemi però litigavo spesso e io soffrivo talmente tanto che mi rinchiuser­o a Casarano». Altro Tso. E un altro ancora lo scorso 21 luglio, dopo nove birre bevute in una sera e un crollo «etilico». Poi venne il giorno del delitto, i tentativi di depistaggi­o e la consegna. «E lui lo chiamava

Condotta crudele «Condotta violenta, crudele e premeditat­a» scrive il pm nel decreto di fermo del 17enne

amore», ha sospirato ieri sera Umberto Durini, il padre di Noemi, passandosi una mano sulla testa. «Poco prima della scomparsa — ha ricordato sua moglie Imma — mia figlia mi aveva detto “mamma io parto, mi prendo il diploma e aiuterò le persone in difficoltà”». Nel ragazzo pare sia spuntato un barlume di pentimento: «Ho sbagliato — avrebbe detto — potevo uccidermi e avrei evitato questo casino».

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(Telenorba) Il ghigno In alto l’assassino di Noemi Durini mentre esce dalla caserma dopo la confession­e

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