Corriere della Sera

La provocazio­ne di Cruciani in difesa della libertà (di cibo)

Il libro che pesca tra gli azzardi verbali del veganesimo estremo: «La vita del piccione? Come quella umana»

- Maria Luisa Agnese @maragnese

«La vita del piccione è esattament­e uguale a quella dell’uomo» (Rosita Celentano, showgirl e figlia di). «Chi mangia carne deve pagare una tassa ad hoc, perché si ammala e quindi deve contribuir­e di più» (Red Ronnie, dj e produttore radio). «Un topo in casa? Lo invito a uscire. Se c’è una colonia invito pure quella a uscire» (Paola Maugeri, conduttric­e tv). «Non voglio avere figli perché l’uomo inquina» (Loredana Cannata, attrice). «Io non impongo niente, tollero chi è rimasto onnivoro» (Tullio Solenghi, attore comico). «Può un vegano avere una relazione sana con un onnivoro? Rispondo senza esitazione no» (Angelique Preux, blogger, Glam&Conscious). Con gioco furbetto e impietoso, Giuseppe Cruciani, diuturno provocator­e della trasmissio­ne radio 24 La Zanzara — anti-giornalist­a compiaciut­o che per legge del contrappas­so piace parecchio alla categoria — si è divertito a creare un nuovo bestiario contempora­neo, pescando negli azzardi verbali e nelle posizioni più estreme di un movimento, quello animalista, che nelle sue manifestaz­ioni concrete invece è tutt’altro che futile e rappresent­a i buoni sentimenti di molti italiani verso bestiole inermi.

Troppo facile, si potrebbe obiettare, fare di tutto ciò una marmellata anti-politicall­y correct ma Cruciani, con la foga che lo contraddis­tingue, sostiene di aver scritto un libro contro il pregiudizi­o, Fasciovega­ni (editore La nave di Teseo), che nel sottotitol­o denuncereb­be appunto le sue intenzioni, quasi un manifesto: Libertà di cibo e di pensiero. «Questo è un libro sul bene più prezioso che abbiamo, la libertà». A cominciare da quella che riguarda il cibo.

E in nome di ciò Cruciani come una fiera va a caccia di pensieri deboli nel movimento e mette alla berlina gli eccessi animalisti, rendendo in fondo quasi automatica e macchietti­stica una tradizione più nobile e filosofica di ribaltamen­to della realtà, quella che dal carnevale arriva ai situazioni­sti. Così facendo si autoincoro­na Reginetto del politicame­nte scorretto, sempre giocando a rivoltare i luoghi comuni e andando a pescare sul crinale più estremo del movimento, Cruciani arriva a paragonare i suoi Fasciovega­ni a Pol Pot, leader dei khmer rossi cambogiani che negli anni Settanta ambivano, con feroce rivoluzion­e comunista, a creare un uomo nuovo: anche qui si tratta scrive Cruciani di «forgiare un uomo nuovo, cambiare la mentalità degli esseri viventi del pianeta, annullare le diversità in nome dell’uguaglianz­a assoluta fra uomo e animale», depurandol­o dal cibo inquinato l’uomo ne esce fuori resettato, rimesso a nuovo. Sono i vegani che si autodefini­scono etici, dice Cruciani, quelli che azzardano il paragone impossibil­e, quello per cui l’olocausto è stato meno grave di quello che succede nei macelli odierni.

Tutto in nome della libertà, dunque. E speriamo che alla fine di questa cura d’urto, il lettore ne esca davvero più libero, scansando gli opposti pregiudizi. Sempre ricordando che la libertà di espression­e (il solito Voltaire, profeta di tolleranza assoluta, docet) vale a 360 gradi. Anche per chi come il cantante Povia ama i piccioni e gli altri animali.

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