Perché i figli non sono proprietà dei genitori
Mi è arrivata addosso una valanga di insulti dai furibondi apostoli della militanza «No vax» per aver affermato una cosa di semplice buon senso e cioè che «i figli non sono proprietà dei loro genitori» e dunque che i genitori non possono impunemente far del male ai loro figli, non curandoli, esponendoli indifesi alle malattie mortali, maltrattandoli, mortificandoli: anche con la scusa di far loro del bene. Hanno detto che allora l’alternativa sarebbe fare dei bambini «proprietà dello Stato». Una sciocchezza. Ma lo Stato, attraverso le leggi che liberamente si è dato, può e deve far rispettare i diritti dei bambini anche nelle case, all’interno delle famiglie: è così inaccettabile per i genitori che non vogliono vaccinare i loro figli con mezzi che hanno debellato malattie che in passato hanno provocato morte e sofferenza? Un po’ di esempi, allora. La scuola dell’obbligo si chiama così proprio perché c’è un obbligo che impone ai genitori di mandare i loro figli a scuola fino a una certa età. Se una coppia di genitori sventurati volesse impedire ai loro bambini il diritto all’istruzione primaria tutelato dalla legge, sarebbe lecito o no comminare sanzioni a chi quella legge l’ha scientemente violata? Se i genitori si rifiutano di curare i loro bambini per salvare la loro vita, per esempio opponendosi a indispensabili trasfusioni di sangue, è giusto che lo Stato intervenga per tutelare il diritto fondamentale alla salute garantito anche per i minori (la lettura della «Ballata di Adam Henry» di Ian McEwan, Einaudi, potrebbe essere molto utile, oltre che assai piacevole). È tassativamente vietato dalla legge l’infibulazione delle bambine, ed è giusto che lo Stato vigili per impedire questa sopraffazione da parte di genitori che considerano le loro bambine «proprietà» di cui disporre illimitatamente. È tassativamente vietato combinare matrimoni di bambine dodicenni con adulti anche anziani che vedrebbero legittimato il diritto di stupro sulle minorenni indifese. Ed è ovvio che le forze dell’ordine sono obbligate a intervenire se dentro le mura domestiche i bambini fossero picchiati o percossi. Proprio perché i diritti educativi dei genitori, sacrosanti, non sono senza limiti, incondizionati, senza controlli. I figli non sono proprietà dei loro genitori, appunto.