Comici Fuoricinema
La rassegna Il gran finale con De Luigi e Gialappa: presto di nuovo insieme I racconti di Banfi e Boldi tra risate e commozione «Ma è difficile scherzare quando dentro hai un dolore»
MILANO «Non mi dà fastidio il peso dell’età, ma il peso del peso. Il fatto è che non riesco a dimagrire. Da ragazzo per fare un pigiama mi bastavano 3 righe, ora me ne servono 700; ho 25 chili in più e 25 mila capelli in meno». L’autodescrizione di Lino Banfi rende l’idea comica della giornata conclusiva di Fuoricinema — la rassegna che avvicina pubblico e mondo dello spettacolo — che ha visto salire sul palco anche Massimo Boldi, Fabio De Luigi e la Gialappa, Christian De Sica.
Per Banfi, ancor prima di iniziare, è subito ovazione: «Mi fate commuovere, io sono vecchio». Poi tira fuori il suo marchio di fabbrica: «Non me lo aspettevo, mi avete fregheto». Aneddoti e curiosità. Gli inizi furono difficili, la storia sembra comica ma è vera. «Mi feci operare alle tonsille, anche se non avevo niente, ma l’ospedale offriva vitto e alloggio». La svolta arriva con la parlata marcatamente barese, quel dialetto colorito e accentuato che è la cifra linguistica dei suoi film. L’altro segreto è avere il lampo al momento giusto: «Sono orgoglioso, quasi tutte le cose migliori le ho inventate al momento, improvvisando fuori dal copione». La gavetta fu dura. «A un certo punto stavo mollando, dopo 10 anni di avanspettacolo faticavo a dar da mangiare a mia figlia. Fu mia moglie a spronarmi: continua con il tuo sogno, non voglio avere un uomo triste accanto, tanto ormai i debiti li abbiamo comunque». Stanno insieme da 65 anni, questa volta prevale la commozione: «Sapere che non sta bene è una pugnalata: la vita del comico è strana, la gente si aspetta che tu li faccia ridere anche quando non sei dell’umore giusto».
(Anche) questo è il filo rosso che lo lega a Massimo Boldi: «Sono rimasto vedovo 13 anni fa, è stato un periodo duro, la gente mi chiedeva di far ridere, ma come puoi farlo Sul palco Cristiana Capotondi con il comico Lino Banfi durante l’incontro di ieri a «Fuoricinema» quando hai pensieri e preoccupazioni?». L’occasione dell’incontro è anche un omaggio a Paolo Villaggio: «Lui e Pozzetto sono stati anche due grandi amici, mi imponevano nei loro film anche quando non mi voleva nessuno. All’epoca non pensavo di fare questa professione, non avevo velleità artistiche». Il successo con la tv e Teocoli: «Con Teo abbiamo cambiato il modo di fare tv, siamo stati degli apripista per una nuova generazione di comici». Gino (l’altra metà del duo con Michele) concorda: «Loro due erano avanti rispetto ai canoni comici tradizionali, sono stati dei rivoluzionari». La discussione si accende ancora su Villaggio: monumento all’inettitudine con vocazione alla sconfitta, noi italiani ci identifichiamo con Fantozzi o Fantozzi è sempre l’altro, il nostro vicino? Per Michele «la comicità estremizza quello che noi siamo, Villaggio è stato il primo a raccontare le frustrazioni degli impiegati, di chi passa la vita negli uffici».
Tra una risata e una riflessione arriva anche il momento di Fabio De Luigi e della Gialappa’s Band. Una chiacchierata divertita che ha il sapore della rimpatriata tra amici. «Tutto è partito — ricorda l’attore — perché erano venuti a vedere un mio spettacolo a Zelig. Il cast del loro programma era già pieno, ma si sono impietositi e mi hanno dato pochi minuti in cui comunque non dicevo niente: ero un fotomodello che si faceva la conchetta con la mano per verificare il suo problema di alitosi».
Il primo di tanti personaggi, dall’Ingegner Cane al suo Carlo Lucarelli. «Poi è arrivato il cinema e ce lo ha portato via». «Ma ora ve lo sta riportando», la risposta pronta di De Luigi, dopo aver schivato la raffica di battute sulle scelte dei suoi ruoli, alcune discutibili, altre dimenticabili, secondo Santin e Gheraducci. Poi, l’annuncio: «La nostra speranza è tornare presto a lavorare insieme. Potrebbe essere nel programma che faremo per Mediaset il prossimo anno».