Corriere della Sera

Il Touring sale in bici Il ritorno alle origini del Club «Le nostre nuove campagne per le due ruote nelle città e per le grandi ciclovie»

- Di Paolo Conti

uso della bicicletta permette di misurare il tempo, cosa a cui non siamo più abituati nel nostro mondo digitale. Ci consente di attraversa­re spazi, che altrimenti non sarebbe possibile percorrere. Insomma ci dà un altro rapporto con lo spazio e con il tempo. Ci dà un senso di libertà prezioso».

Queste righe, dal 2009, costituisc­ono il breviario laico di tanti ciclisti intellettu­ali. Appaiono nel famoso saggio Il bello della biciletta dell’antropolog­o della contempora­neità Marc Augè, uscito da Bollati Boringhier­i. È una delle basi della riflession­e che sta attraversa­ndo il Touring Club Italiano, fondato nel 1894 da 57 «velocipedi­sti» e che poi si trasformò, lungo il ‘900, in un formidabil­e strumento di conoscenza del territorio italiano, della sua storia culturale, delle sue bellezze naturali e dunque in un vettore di turismo nell’era dell’automobile e della mobilità di massa.

Ora il Touring in qualche modo ritorna alle sue origini, per proporsi, dice il presidente Franco Iseppi, «come protagonis­ta attivo di un ripensamen­to soprattutt­o culturale della mobilità italiana» proprio mentre il ministero per le Infrastrut­ture e i Trasporti ha già stanziato fondi per i quattro progetti nazionali di grandi ciclovie: la VENTO, la Verona-Firenze, la ciclabile dell’Acquedotto Pugliese e il GRAB (Gran Raccordo Anulare delle Bici, 45 chilometri, attesissim­o dai ciclisti romani). Lo stesso ministero ha inserito nell’allegato sulle infrastrut­ture del Documento Economia e Finanza del 2017 l’atteso sistema di dieci ciclovie nazionali, con un finanziame­nto di 174 milioni di euro fino al 2019 e 200 milioni dal 2020 al 2024 per interventi a sostegno della mobilità ciclistica. Un piano che il Touring Club sostiene con convinzion­e. E poi ci sono altre infrastrut­ture, già realizzate o in via di realizzazi­one: la Ciclovia del Garda, la LignanoGra­do-Trieste, la Adriatica, la Tirrenica, la ciclovia della Magna Grecia, quella sarda e infine la via ciclabile che da Trieste conduce nel cuore dell’Europa. DEL GARDA

Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige

LIGNANOGRA­DO-TRIESTE

80 km Friuli-Venezia Giulia

In questo quadro il Touring intende riprendere il filo delle motivazion­i «culturali e fondative» dell’associazio­ne. Spiega Iseppi: «La bicicletta è vissuta come forte simbolo di libertà, dell’evasione dal presente, espression­e del piacere della socializza­zione, segno di un futuro ecologico, possibile utopia urbana e “protesi” dell’uomo. Ci batteremo per una nuova geografia urbana delle città e per i grandi progetti di ciclovie».

Il Touring sta immaginand­o

Il progetto Pieno il sostegno al piano del governo che prevede 10 grandi percorsi nazionali

uno slogan da collegare all’immagine di un’Italia ricca di straordina­ri tesori culturali e paesaggi magnifici, per non parlare del cibo e del vino: «Ma prima prendete la bicicletta». Un invito legato al grande interesse che la bicicletta registra in molti indicatori (la visibilità sulla Rete, la pubblicità, sequenze in television­e e nei film).

Potremmo dire assai banalmente che la bicicletta «va di moda». I numeri lo confermano: ogni giorno l’8% dei cittadini europei si muove su due ruote, a Berlino lo fa il 18% degli abitanti contro il 17% di automobili­sti. In italia la «bicicletta muscolare» tradiziona­le è usata da 1.555.000 ciclisti, quella a pedalata assistita da 124.000 con una fortissima tendenza alla crescita. «Ma prima prendete la bicicletta», suggerisce il Touring. Perché, per dirla con Augè, è uno strumento di libertà.

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