Corriere della Sera

Addio a Hefner

Mr Playboy, l’artista della felicità sessuale

- di Emanuele Trevi

Come hanno ripetuto le agenzie di tutto il mondo, Hugh Hefner è morto «per cause naturali». Ci sono uomini così eccezional­i da riscattare anche i modi di dire più vaghi e insignific­anti. Perché quelle «cause naturali» al grande Hef si addicono perfettame­nte. Nel caso di Hefner, insomma, le «cause naturali» suonano quasi come una specie di sublime malattia profession­ale. Come gli antichi, Hefner non si vergognava delle forme e delle molteplici circostanz­e del suo desiderio. Vendeva agli altri esattament­e quello che voleva per se stesso. Certamente era un grande persuasore, ma della razza più rara: quella di chi, prima di chiunque altro, è in grado di persuadere se stesso. Vale a dire di conoscersi: che è sempre l’impresa umana più impervia ed aleatoria.

Questo è stato il segreto del suo successo; ancora di più, è stato il segreto dell’imprevedib­ile durata di quel successo. Col fiuto, o magari grazie a un colpo di fortuna, può capitare a chiunque di intercetta­re una corrente di desiderio, un’aspirazion­e, un umore che in un dato momento attraversa­no la società, e fornirle il prodotto giusto. Ma «Playboy» è stata decisament­e un’altra cosa. È lì dal 1953. Anche mettendo in conto un tranquillo e fisiologic­o declino, condiviso peraltro da tutta la carta stampata, le date sono più eloquenti di un’intera biblioteca di trattati sociologic­i e psicologic­i. Per più di mezzo secolo, «Playboy» è rimasto intramonta­bile perché attingeva alla fonte più credibile, più autentica: Hugh Hefner in persona. Circondato dalle sue conigliett­e, marito, amante, amico fidato di conigliett­e, mirabile coniglio in vestaglia di seta nella sua gabbia di ventimila metri quadri in stile gotico-tudor. Il resto è venuto di conseguenz­a: il talento editoriale, la modella dell’anno, le interviste a Marlon Brando e Fidel Castro, i grandi scrittori che a un certo punto preferiron­o «Playboy» al «New Yorker».

Tutti i grandi artisti pop americani dello scorso secolo in fondo sono accomunati dalla stessa intuizione: il prodotto da offrire al pubblico è qualcosa di intimo, la parte più preziosa di se stessi, il frutto di un atto di introspezi­one ben riuscito. Stephen King per esempio è molto simile a Hefner: scrive ispirandos­i a i libri e ai film che divorava da ragazzino. La sua forza di persuasion­e scaturisce da quell’antico desiderio di avere paura, di affrontare un mistero. Cresciuto in ambiente del tutto tradiziona­le del Midwest, in una famiglia metodista della media borghesia, Hefner è stato il portatore sano di un’immaginazi­one sessuale caratteriz­zata da un’assoluta normalità, da un senso perfetto di felicità e appagament­o. Una specie di paganesimo ormonale e adolescenz­iale in cui l’unico principio metafisico (la bellezza femminile) si manifesta in una pluralità potenzialm­ente infinita di incarnazio­ni. È il sogno erotico più universale che si possa concepire: un paradiso terrestre risparmiat­o dalla colpa, che è il più mostruoso di tutti i serpenti. Non corrispond­e esattament­e al libertinag­gio nel senso di Don Giovanni o Casanova, perché l’inesauribi­le varietà degli oggetti del desiderio non implica necessaria­mente la loro sostituibi­lità. La magia tipografic­a della pagina centrale crea un momento di contemplaz­ione che è fuori del tempo: in quel momento, quella che vediamo è la donna più bella del mondo, ma quel momento è eterno. Tra le tante notizie che si trovano su internet, una soprattutt­o mi sembra degna di memoria. C’è una specie di coniglio selvatico il cui nome scientific­o è un omaggio al logo di «Playboy» e al suo inventore: sylvivagus palustris hefneri. Con una generosa donazione, Hefner protesse questo animaletto a rischio di estinzione. Così facendo, restituì alla natura il simbolo che le aveva preso in prestito. Mi sembra un degno compimento filosofico di una vita ben vissuta.

Il segreto del successo È stato un grandissim­o persuasore: vendeva agli altri esattament­e quello che voleva per se stesso

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 ??  ?? Playboy in 64 anni ha raccontato come è cambiato il modo di rappresent­are le donne e il loro corpo
Playboy in 64 anni ha raccontato come è cambiato il modo di rappresent­are le donne e il loro corpo
 ??  ?? 1962 Il titolo di copertina: il segno del bikini
1962 Il titolo di copertina: il segno del bikini
 ??  ?? 1953 La prima copertina con Marilyn Monroe
1953 La prima copertina con Marilyn Monroe
 ??  ?? 1971Darine Stern, prima modella di colore nuda
1971Darine Stern, prima modella di colore nuda
 ??  ?? 1985 La copertina dedicata a Madonna
1985 La copertina dedicata a Madonna
 ??  ?? 1995 Drew Barrymore in maglietta-conigliett­o
1995 Drew Barrymore in maglietta-conigliett­o
 ??  ?? 2016 Al via l’era no nudi col selfie di Sarah McDaniel
2016 Al via l’era no nudi col selfie di Sarah McDaniel
 ??  ?? 2017 Il ritorno al nudo (soft) con Elizabeth Elam
2017 Il ritorno al nudo (soft) con Elizabeth Elam
 ??  ?? 2000 La cover dell’edizione per collezioni­sti
2000 La cover dell’edizione per collezioni­sti
 ??  ?? 2014 Kate Moss per i 60 anni di Playboy
2014 Kate Moss per i 60 anni di Playboy
 ??  ?? 2009 Il diavolo in Marge Simpson
2009 Il diavolo in Marge Simpson

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