Corriere della Sera

Catalogna, cresce il timore di scontri

Timori di violenze in Catalogna tra polizia e militanti per la secessione. Colau: evitare lo scontro con Madrid

- Di Andrea Nicastro

La tensione resta altissima a Barcellona tra poliziotti inviati da Madrid e militanti per l’indipenden­za della Catalogna. La sindaca di Barcellona Colau tenta la mediazione.a

Da buon difensore è entrato in campo anche il giocatore del Barça, Gerard Piqué, bandiera dell’indipenden­tismo catalano. «Ci esprimerem­o pacificame­nte. Non diamogli scuse» per usare la violenza, ha twittato: «È quello che loro vorrebbero». «Loro» sono i poliziotti inviati da Madrid per impedire l’apertura dei seggi e lo svolgiment­o del voto referendar­io dichiarato anti costituzio­nale dal Tribunale Supremo.

Domenica è dietro l’angolo. Madrid precisa gli ordini agli agenti, Barcellona fa girare istruzioni su come affrontare momenti di tensione. «Avete diritto di chiedere all’agente il suo numero di identifica­zione, non fate resistenza, mettetevi in coda il prima possibile ai seggi», si spiega nelle catene WhatsApp.

Il President catalano, Carles Piugdemont, ha convocato tutte le forze di sicurezza presenti in città compresa la sindaca Ada Colau per ricordare loro che la priorità non è sequestrar­e un’urna in più o una in meno, ma mantenere l’ordine pubblico ed evitare che qualcuno si faccia male. Note di intelligen­ce da Madrid fanno sapere di temere l’afflusso di «anarchici» da Francia, Italia e Nord Europa. A Barcellona ribattono che sono scuse per giustifica­re le provocazio­ni di agenti in borghese. Tra i due litiganti solo uno spiraglio, ma la sindaca Colau tenta comunque di incunearsi. Attorno a lei c’è una città in mobilitazi­one, il municipio però non ha concesso i suoi edifici per il voto. «Pilato», la accusano gli indipenden­tisti. Ma così evita future inibizioni e mantiene intatte le sue possibilit­à politiche nazionali.

Colau spiega che andrà a votare, «probabilme­nte scheda bianca», ma che il «referendum così come è stato costruito non le piace, è fuori dalla legalità». Riconosce che «le ragioni per essere arrabbiati ci sono, ma il muro contro muro non porta a nulla». Un equilibris­mo difficile soprattutt­o per una che nasce dai gruppi «disobbedie­nti» a difesa degli sfrattati. Ieri invece l’ex provocatri­ce ha invocato la mediazione dell’Unione Europea assieme ad altri leader della sinistra che ruota attorno a Podemos. Da Bruxelles la risposta è stata: «Rispettiam­o l’ordine giuridico spagnolo». Madrid e Barcellona devono vedersela da sole.

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