Corriere della Sera

«Un’accusa è archiviata» Grillo, Casaleggio e Di Maio pronti a difenderla anche con una condanna

L’idea di non rimuoverla sostenendo che nel suo falso non c’è dolo

- di Alessandro Trocino

L’autosospen­sione In caso di sentenza sfavorevol­e potrebbe autosospen­dersi e poi essere invitata a restare Le regole Lo statuto dei 5 Stelle scatta già sui reati puniti in primo grado Ma si può intervenir­e

«Cambiate repertorio». Luigi Di Maio replica secco ai cronisti che si ostinano a chiedergli della notizia del giorno, la richiesta di rinvio a giudizio di Virginia Raggi. Più tardi chiarisce: «Archiviate le accuse per cui la stampa ci ha infangato». Nella furia di incolpare i giornali, Di Maio dimentica di citare l’accusa di falso, a parte la rituale «fiducia nella magistratu­ra». Ma non è un’omissione casuale. Perché Grillo, Casaleggio e il nuovo leader politico non hanno alcuna intenzione, per ora, di mollare la sindaca di Roma. Ci sarebbe il codice M5S, che dice il contrario. Ma i codici sono fatti per essere interpreta­ti e quel che era vero ieri potrebbe non esserlo domani. E se il poco allineato Carlo Sibilia dice che «non stappiamo champagne, ma siamo costretti a guardare il bicchiere mezzo pieno», a Genova Grillo ha accolto la notizia con entusiasmo e ha brindato, se non a champagne, a Pigato.

L’unica a dire esplicitam­ente che la Raggi potrebbe essere salvata è Giulia Sarti. La domanda è semplice: in caso di condanna in primo grado, l’esclusione da M5S sarebbe automatica? La risposta è meno semplice ma chiara: «Abbiamo detto e ridetto che la sindaca ha fatto una str... a tenersi vicino Marra, quando tutti le spiegavamo che non era il caso. Ma le accuse più gravi ora sono cadute. Rimane il falso, certo, ma bisogna vedere cosa scriverann­o i giudici. E in caso di condanna non ci sarebbe un’incompatib­ilità automatica. Dipenderà dalla gravità della condotta: si deciderà in base al buon senso».

Il «buon senso» suggerisce al Movimento di difendere la sindaca, perché sono in arrivo le Regionali e le Politiche e non si può perdere Roma. Dopo si vedrà. Il piano A, messo a punto dai vertici, prevede il sostegno alla sindaca. Con un punto preliminar­e: la Raggi, intervenut­a la condanna, si autosospen­derà, sul modello di quanto avvenuto a Bagheria. A quel punto, i vertici le chiederann­o di tornare al lavoro. Il piano B , consideran­do che la possibile condanna dovrebbe sopraggiun­gere dopo le elezioni, prevede che il Movimento valuti: nel caso in cui Roma continui a sprofondar­e, potranno usare come scusa la condanna per allontanar­e la sindaca. Viceversa, la difenderan­no.

Già, ma come si fa a superare lo scoglio del Codice pubblicato il 27 settembre sul blog? Le norme recitano: «È considerat­a grave ed incompatib­ile con il mantenimen­to di una carica elettiva quale portavoce del MoVimento 5 Stelle la condanna, anche solo in primo grado, per qualsiasi reato commesso con dolo», esclusi i reati di opinione. Nessun dubbio, a prima vista, sul fatto che il caso si attagli alla sindaca.

Ma il diavolo si nasconde nei dettagli, e nella politica. La parola «dolo» offre un appiglio. Giuridicam­ente, è ovvio che il falso sia fattispeci­e che si commette con dolo, ovvero «coscienza e volontà». Politicame­nte, invece, pare di no. Perché è stata esclusa l’aggravante di aver commesso il reato di falso nella consapevol­ezza di coprire l’altro reato, l’abuso d’ufficio. Non solo. Allora la Raggi era inesperta e senza capo di gabinetto. I veleni del Campidogli­o avrebbero fatto il resto, come Grillo ha già detto e ripetuto ai suoi in queste ore: «La Raggi è caduta in una trappola. Ci sono dirigenti che lavorano per i partiti e non per il bene comune. Dovremmo fare un assessore alle trappole». Alfonso Bonafede giudica poco rilevante il reato di falso: «Le accuse al sindaco Sala sono ben più gravi». Non solo. L’autosospen­sione, come prevede l’ultimo comma dell’articolo 3 del codice di Grillo, è «un comportame­nto suscettibi­le di attenuare la responsabi­lità disciplina­re». Dunque, niente dolo. E buona condotta, grazie all’autosospen­sione. A chiudere il cerchio, la minimizzaz­ione del reato. Andrea Colletti, avvocato, spiega: «Il falso non ha danneggiat­o l’Amministra­zione né altri». «L’abuso — aggiungono i vertici — era un reato ben più grave, perché avrebbe fatto scattare la Severino. Il falso cos’è? Si basa su un foglietto dell’Anac e niente più». Eppure, anche qui c’è un «equivoco». Perché è vero che l’abuso di ufficio avrebbe fatto scattare la sospension­e. È anche vero però che il falso è un reato più grave, punito con una pena superiore. Ma le strade della politica non sempre coincidono con quelle del diritto.

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Il dipendente era stato nominato responsabi­le della segreteria politica con un aumento di stipendio da 39 mila euro a 110 mila, poi ridotti a 93 mila Salvatore Romeo
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Raffaele Marra Ex braccio destro della sindaca Raggi, era a capo del Dipartimen­to del personale nel momento in cui Raggi ha promosso suo fratello Renato a capo del Turismo

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