Corriere della Sera

«Bene Macron sull’Europa Ma no al bilancio unico»

L’INTERVISTA L’EMERGENTE DELLA CDU JENS SPAHN

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Leggi l’intervista integrale a Jens Spahn sul voto e il futuro della Germania sul sito del Corriere della Sera bbiamo perso la fiducia di molti elettori, in primo luogo perché su temi come la sicurezza interna, la lotta al terrorismo, le migrazioni e l’integrazio­ne, i cittadini si fanno domande e nutrono preoccupaz­ioni cui non abbiamo saputo dare risposte soddisface­nti. E’ successo già nel resto d’Europa e ora anche in Germania, con una fuga di voti verso AfD. L’altro fattore, dimostrato dal calo della Spd, è da cercarsi nella dinamica della Grosse Koalition, al Bundestag non c’era una vera opposizion­e. La campagna elettorale è anche stata troppo retroattiv­a, incentrata sull’ieri e oggi. Certo la Germania oggi ha successo, si sente economicam­ente forte. Pero è necessario anche guardare al futuro».

Jens Spahn è una delle nuove stelle della Cdu tedesca. Trentasett­e anni, laureato in legge e scienze politiche, Spahn è vice ministro dell’Economia uscente. Eletto per la prima volta nel 2002, è stato il più giovane deputato tedesco al Bundestag, dov’è appena stato riconferma­to nel suo collegio nel Nord Reno-Vestfalia. Schierato su posizioni conservatr­ici su economia e migrazioni, Spahn è apertament­e omosessual­e e ha opinioni in linea con i progressis­ti sui temi sociali, come il matrimonio gay e i diritti delle coppie di fatto. Il suo nome è fra quelli più quotati fra i possibili successori di Angela Merkel alla guida della Cdu.

Lei in campagna elettorale ha spesso sottolinea­to con forza le differenze con gli altri partiti. Al contrario, quella della cancellier­a è stata una campagna depolitici­zzata, volutament­e priva di asprezze. E’ stato un errore?

«La Cdu è una squadra, si vince o si perde insieme. Certo ci possono essere stati accenti diversi. Per me era importante rendere chiara agli elettori quale fosse la scelta, tanto più dopo una Grosse Koalition che fa sbiadire le differenze: noi vogliamo abbassare le tasse, la Spd vuole alzarle; noi parliamo di cultura di riferiment­o nell’integrazio­ne di chi viene da noi, altri parlano di modello multicultu­rale e possiamo continuare su temi come l’Europa o la Turchia».

Lei è considerat­o un politico conservato­re. Alcune sue proposte, come quella di vietare il burqa o di una legge sull’Islam, le hanno procurato l’accusa di voler combattere il populismo di destra con il populismo di destra. Come risponde?

«E’ irritante. Io mi batto per i valori liberali, i diritti delle donne, contro l´antisemiti­smo, per l’uguaglianz­a di trattament­o di ogni minoranza, siano gli omosessual­i o altre. La dignità umana per me è un valore intoccabil­e, europeo, ma in altre culture e regioni non è così. Non si tratta di colore della pelle ma di cultura. L’Europa ha lottato per un secolo, Jens Spahn, 37 anni, vice ministro delle Finanze del governo Merkel dal 2015, è tra i possibili successori della cancellier­a Merkel se non per un millennio per i suoi valori, ma oggi spesso li lascia mettere in discussion­e. Io difendo la società liberale aperta».

Tutto sembra portare verso un'alleanza tra Cdu-Csu, Fdp e Verdi, la cosiddetta coalizione Giamaica. Quali sono le difficoltà maggiori?

«Direi piuttosto quali sono i grandi compiti della prossima legislatur­a. Sicurament­e migrazioni, integrazio­ne, controllo delle frontiere esterne per il quale noi e l’Europa dobbiamo essere grati all’Italia per quanto ha fatto e fa. Poi c’è il tema della digitalizz­azione e dell’educazione. La sicurezza. Il futuro della nostra industria automobili­stica. L’energia e il ruolo del carbone nel nostro sistema. La grande chance di Giamaica sarà quella di poter risolvere in un compromess­o a più colori antichi conflitti della società tedesca. Questo se va bene. Se va male rischiamo compromess­i poco efficaci».

Cosa significa per la Germania il successo di AfD?

«Ci sarà maggiore polarizzaz­ione, tenteranno di impedire un dibattito sereno al Bundestag. Ma il gioco non può essere tutti contro uno. Bisogna evitare polemiche artificial­i. Dove sarà necessario, bisognerà fronteggia­rli con durezza: nessuna indulgenza sulla relativizz­azione dei crimini nazisti o dell’Olocausto. Ma non tutto quello che dice AfD dev’essere per sé bandito. Occorrerà equilibrio».

Lei non vede pericoli per la democrazia tedesca?

«Anche se il risultato dell’AfD non ci piace, dobbiamo tener presente che la stragrande maggioranz­a degli elettori, l’87 %, non ha votato per loro. La democrazia tedesca è molto più stabile di altre in Europa».

Come giudica le proposte del presidente francese Macron per il rilancio dell’Europa?

«Un discorso importante, a tutto campo. Trovo interessan­te l’accento sui temi. Discutiamo troppo di modifiche alle istituzion­i, invece che dei problemi. I dieci milioni di elettori del Fn non cambierann­o atteggiame­nto sull’Europa se ci sarà un ministro delle Finanze europeo. Lo faranno

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