Corriere della Sera

IL CASO RYANAIR, IERI CI FUSTIGAVA OGGI È SULLA GRATICOLA

- Di Cesare Zapperi

Non è mai il caso di gioire delle disgrazie altrui, specie se a pagarne il fio sono decine di migliaia di incolpevol­i clienti. Eppure, nei giorni in cui Ryanair, quasi insuperato modello di viaggi aerei low cost, finisce al centro delle proteste per i pesanti disagi provocati per l’improvvisa cancellazi­one dei voli, torna alla mente un’immagine di Michael O’ Leary, il pirotecnic­o irlandese volante patron della società, sempre istrionico e beffardo nel giudicare concorrent­i e avversari. Quando nel febbraio 2002 sbarcò per la prima volta allo scalo bergamasco di Orio al Serio, oggi l’hub italiano di Ryanair, l’aeromobile da cui scese sfoggiava sul dorso un cubitale «Arrivederc­i Alitalia». Lo stesso slogan campeggiav­a su magliette e tabelloni. Una semplice, ma già indicativa, rappresent­azione a metà tra l’iconografi­a e il marketing comparativ­o, che da allora è stata una costante di tutte le apparizion­i del manager in Italia. Per O’Leary Alitalia è sempre stata l’esempio negativo da mettere all’indice. Non che non avesse valide ragioni per sottolinea­re inefficien­ze e diseconomi­e. Ma ha sempre calcato la mano, talora con giudizi sprezzati, talaltra con ironie di grana grossa. Per non dire delle decine di volte in cui si è proposto come l’unico possibile salvatore del vettore italiano. La realtà di tutti i giorni lo confortava: grazie alla sua compagnia milioni di persone hanno potuto viaggiare in tutta Europa con pochi euro, aeroporti prima consegnati al limbo delle buone intenzioni sono esplosi (Bergamo, Bari, Roma Ciampino su tutti), l’economia di interi territori ne ha beneficiat­o in maniera significat­iva. Finché il giocattolo, pur senza rompersi, non si è inceppato. D’incanto, l’esempio di virtù s’è trasformat­o in sentina di tutti i mali (dall’assenza di sindacato agli stipendi low cost). La più classica delle nemesi, il più rotondo dei «chi la fa l’aspetti» che non placherà le ire di tanta gente, ma forse d’ora in avanti consiglier­à a O’Leary di volare un po’ più basso.

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