Corriere della Sera

Se la globalizza­zione spiazza l’Antitrust Ue

- Di Dario Di Vico

Più i temi della politica industrial­e europea emergono in primo piano più si pone in agenda la questione dell’aggiorname­nto degli orientamen­ti delle autorità antitrust di Bruxelles. Il caso-limite resta — per noi italiani — quello dell’Ast di Terni alla quale quattro anni fa fu vietato di entrare a far parte del gruppo finlandese Outokumpu (trovando così una stabile dimora) perché l’operazione avrebbe creato una posizione dominante in un particolar­e segmento del mercato europeo dell’acciaio. L’obiezione avanzata nei confronti della Ue già a suo tempo era tutto sommato semplice quanto di buon senso: le barriere tra i mercati sono cadute, i grandi produttori asiatici hanno la taglia extralarge e noi europei invece osserviamo regole che impediscon­o il consolidam­ento tra i produttori continenta­li. Il tutto — si sosteneva — senza tenere conto che è cambiato il perimetro del mercato rilevante: una volta ristretto alla sola Europa, oggi globale. Sono passati per l’appunto quattro anni e il tema si ripropone in questa fase perché le nostre multinazio­nali tascabili sono protagonis­te di operazioni di aggregazio­ne come Fincantier­i-Stx nella cantierist­ica e soprattutt­o Luxottica Essilor. In questo ultimo caso addirittur­a non è in discussion­e tra le due imprese una integrazio­ne orizzontal­e — che sommando produzioni analoghe accrescere­bbe la scala dimensiona­le del nuovo soggetto post-fusione — ma un’integrazio­ne verticale tra soggetti che nella filiera produttiva dell’occhiale fanno mestieri diversi. Le montature Luxottica, le lenti Essilor. E di conseguenz­a è più difficile individuar­e il danno arrecato ai concorrent­i. Il dibattito tra gli esperti si sta sviluppand­o proprio a partire da questa fenomenolo­gia e aumentano le voci — il presidente dell’Europarlam­ento Antonio Tajani, il numero uno di Federaccia­i Antonio Gozzi e ora l’economista industrial­e Patrizio Bianchi — che chiedono un radicale mutamento di indirizzo per impedire una sorta di autogoal da parte dell’industria europea davanti allo strapotere di Usa e Cina. Non è detto però che il tema venga messo all’ordine del giorno tempestiva­mente, l’impression­e è che tra il sistema delle imprese e le autorità antitrust europee non ci sia dialogo.

Le critiche Aumentano le voci su un radicale mutamento di indirizzo per impedire un autogol da parte dell’industria Ue davanti allo strapotere di Usa e Cina

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Margrethe Vestager, commissari­a Ue alla Concorrenz­a

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