«Più contributi per colf e badanti»
La richiesta di Cgil, Cisl e Uil: le famiglie dovrebbero versare fino a mille euro in più per le pensioni
Sarebbe una mazzata per le tante famiglie italiane che hanno in casa una badante per gli anziani, una baby sitter per i figli, una colf per le pulizie. Una mazzata a fin di bene, perché l’obiettivo è rendere meno magre le future pensioni dei collaboratori domestici. Ma difficile da sostenere per le famiglie, visto che la loro spesa potrebbe salire di oltre mille euro l’anno. Il caso riguarda il sistema di calcolo dei contributi per la pensione. E la richiesta arriva dai sindacati, che in questo caso tutelano i diritti dei collaboratori domestici. Ma forse non si sono resi conto delle inevitabili conseguenze che ci sarebbero per le «imprese» del settore, cioè quei due milioni e mezzo di famiglie italiane che hanno un aiuto in casa, regolarmente denunciato.
Il passaggio è contenuto nel documento che Cgil, Cisl e Uil hanno inviato al governo con le richieste sulla previdenza, lo stesso in cui chiedono di fermare l’innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni per tutti i lavoratori. Oggi i contributi per la pensione dei collaboratori domestici, versati dalle famiglie, sono articolati su due livelli: standard per i contratti fino a 24 ore alla settimana; dimezzati dalla venticinquesima ora in poi. Il meccanismo è stato pensato per alleggerire il costo sostenuto dalle famiglie che hanno bisogno di molte ore d’aiuto, ad esempio quelle che hanno una badante a tempo pieno. Ma, con meno contributi, si finisce per alleggerire anche la futura pensione del lavoratore domestico. Ed è proprio qui che nasce il caso. I sindacati chiedono «versamenti contributivi pieni pure oltre le prime 24 ore settimanali». E anche «rapportati alle retribuzioni corrisposte effettivamente, se superiori a quelle convenzionali».
Il calcolo è complicato perché dipende da molte variabili. Ma la mazzata per le famiglie sarebbe compresa tra i 500 e i 650 euro l’anno per i contratti tra le 25 e le 29 ore. Mentre oscillerebbe tra i 1.050 e i 1.250 euro l’anno per i contratti da 50 ore in su, utilizzati soprattutto per le badanti. «Attenzione a non far ricadere un’eventuale revisione al rialzo del sistema sulle spalle delle famiglie datrici di lavoro», dice Andrea Zini, vice presidente di Assindatcolf, l’Associazione dei datori di lavoro domestico, cioè le famiglie che hanno colf e badanti. Due giorni fa la questione è stata al centro di un incontro tecnico con il governo. Ma per il momento non sono state prese decisioni.
La richiesta di Assindatcolf è che i contributi possono essere alzati solo se dovesse essere introdotta la possibilità di scaricare dalla dichiarazione dei redditi l’intero costo sostenuto dalle famiglie per pagare i collaboratori domestici, una voce che può arrivare fino a 17 mila euro l’anno. Così disegnata, l’operazione sarebbe a costo zero per le famiglie. Ma a pagarne il prezzo sarebbe lo Stato, che incasserebbe meno tasse. Per procedere, però, servirebbe un nuovo allentamento dei vincoli di bilancio. E quindi un nuovo braccio di ferro con Bruxelles che, specie dopo il risultato delle elezioni tedesche, non sarebbe una passeggiata. La strada appare sbarrata. In realtà sembra difficile che il governo possa accogliere, senza modifiche, la proposta dei sindacati: significherebbe aggravare le spese per le famiglie alla vigilia delle elezioni. Ma la richiesta di Cgil, Cisl e Uil resta sul tavolo, in attesa di giudizio.
In compenso si studia un’altra mossa, piccola ma significativa. Lo sconto sui contributi per le nuove assunzioni stabili dei giovani — che sarà introdotto nella prossima Legge di Bilancio, la vecchia Finanziaria — potrebbe essere esteso al lavoro domestico. Riguarderebbe pochi casi, visto che le nuove assunzioni a tempo indeterminato di giovani baby sitter, colf e badanti vengono stimate in circa 5 mila l’anno. Ma sarebbe un segnale, stavolta a favore delle famiglie: di contributi se ne pagherebbero un po’ meno, non di più.