Corriere della Sera

Vettel rilancia la sfida «Le vinco tutte e sei» Hamilton: «Auguri»

In Malesia riparte la guerra di nervi FerrariMer­cedes Seb: «Non spero in suoi incidenti, mi basta l’auto che ho»

- DAL NOSTRO INVIATO Flavio Vanetti

«Voglio vincere le prossime sei gare», dice Sebastian Vettel nel cuore della conferenza stampa nella quale si trova in mezzo a Max Verstappen e a Kimi Raikkonen, gli altri due coautori dello start horror di Singapore. «Buona fortuna» gli risponde Lewis Hamilton, il beneficiat­o del maxi sandwich concluso con un clamoroso crash e la rovina sia per i due della Ferrari sia per il quasi ventenne della Red Bull (Max lascia l’adolescenz­a domani: auguri).

Comincia così, con questo scambio di battute a distanza tra il cacciatore Sebastian e una lepre in fuga (Lewis), il week end di un Gp che la Ferrari spera sia di redenzione. «Se non credessi nel titolo, non sarei qui», aggiunge il tedesco, trovando conforto da Kimi Raikkonen: «In qualifica lui era stato primo e io quarto: quindi la Ferrari era superiore alla Mercedes. Lo sarà pure qui? A volte va meglio di quello che pensi, a volte invece va peggio. Ma dovremmo essere competitiv­i pure in Malesia».

L’importante sarà dimostrarl­o nel caldo afoso di Sepang, senza autoscontr­i, sperando che gli acquazzoni (probabili) non rimescolin­o le carte e confidando nelle novità sulla SF70H, a cominciare da due «orecchie» aggiunte alla presa d’aria — migliorano la refrigeraz­ione della power unit — che hanno portato a rivedere i deviatori di flusso anteriori. In Malesia, primo Paese musulmano a ospitare un Gp (debutto nel 1999), si corre per l’ultima volta perché il Governo ha detto basta ai costi elevati della F1. Sepang è stata una pista proVettel (4 vittorie, 3 con la Red Bull e la sua prima con la Ferrari: nessuno come lui), anche se nel 2013 qui cominciò a incrinarsi il rapporto con la RB a causa dell’ordine di scuderia a favore di Mark Webber bellamente ignorato da Seb. Comunque, non è il passato che gli interessa. Né quello lontano, né quello vicino. Singapore? Perché parlarne ancora?, ecco la sintesi vetteliana. Il volto annoiato fa capire che la questione è alle spalle e la successiva stretta di mano con Verstappen unisce alle parole un gesto di rilievo: «Inutile sprecare energie su quanto è già accaduto». E c’è anche una risposta ad Hamilton, che in uno show televisivo si è detto contento dell’aver notato «il manifestar­si di alcune debolezze altrui». La replica di Seb non è astiosa («Gli incidenti possono capitare a chiunque»), ma la frecciata non manca: «Non auguro colpi di sfortuna a Hamilton: non li calcolo e sono sicuro che non ne avremo bisogno perché la macchina è forte». I propositi sono chiari («Dobbiamo preoccupar­ci di combattere centimetro dopo centimetro: farà la differenza») tanto quanto la compattezz­a della squadra: «Ho sentito Sergio Marchionne dopo Singapore? No, ma sono sempre in contatto col presidente. E poi a Maranello c’è stata la festa dedicata alle famiglie: sono le cose che ci danno la spinta e che ci regalano positività». Azzardiamo: 28 punti di distacco sono tanti, ma possono permettere di osare sapendo che non c’è nulla da perdere. «Non la penso così: conteranno solo i punti a fine stagione: il mio approccio alle gare non cambierà» dice Vettel. E i fulmini si abbattano su chi pensa che i prossimi circuiti saranno più adatti alla Mercedes: «Dobbiamo dimostrare che è sbagliato: lo abbiamo già fatto altre volte».

 ?? (LaPresse) ?? Pace fatta Max Verstappen e Sebastian Vettel sorridono nella sala stampa del circuito di Sepang. In Malesia il tedesco ha già vinto quattro volte: nel 2015 fu il primo successo con la Ferrari
(LaPresse) Pace fatta Max Verstappen e Sebastian Vettel sorridono nella sala stampa del circuito di Sepang. In Malesia il tedesco ha già vinto quattro volte: nel 2015 fu il primo successo con la Ferrari

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