Corriere della Sera

Grandi famiglie, il ritorno dei mecenati a Milano

L’imprendito­re: apriremo la casa di mio padre a studenti e anziani

- Di Maurizio Giannattas­io

AMilano è stata sempre una tradizione: le famiglie di mecenati che rispondono ai bisogni della città. L’appello del sindaco Beppe Sala alla grande borghesia ambrosiana non è caduto nel vuoto. Il primo a rispondere Sergio Dompé: «È giusto restituire, aprirò la casa di mio padre a studenti ed anziani».

È il ritorno del mecenatism­o. O forse è un mecenatism­o 2.0 che devia radicalmen­te dalla cultura per farsi carico del bisogno sociale (notoriamen­te non è un problema di via Monte Napoleone, ma delle periferie) e che non si rivolge alle aziende ma direttamen­te agli individui, alle famiglie, a chi da Milano ha ricevuto tanto e adesso può «restituire». Almeno secondo le speranze del sindaco di Milano, Beppe Sala, che giovedì ha lanciato un appello alla grande borghesia cittadina. «Penso sia il momento di ristimolar­e il mecenatism­o milanese. Ci sono decine di famiglie che hanno una dimensione di patrimonio tale per cui, in questo momento storico, potrebbero voler fare qualcosa per la città».

Le grandi famiglie hanno cominciato a rispondere. Il primo è stato Sergio Dompé, presidente della Dompé farmaceuti­ci, uno dei principali gruppi biofarmace­utici italiani. Tutto è nato quasi per caso lunedì scorso. Sul volo che li portava a Bruxelles per sostenere la candidatur­a di Milano per l’Ema, l’Agenzia del Farmaco. «Ne ho approfitta­to per chiedere un parere al sindaco — spiega Dompé —. Mio padre è morto quindici anni fa, milanese doc, innamorato della sua città. Negli anni ‘50 e ‘60 non c’era la moda di partire per i weekend e mio padre fece realizzare un bellissimo giardino dove costruì la sua casa. Con mio fratello e mia sorella avevamo ipotizzato l’idea di venderla ma ci sembrava di tradire la memoria di nostro padre, per questo ho chiesto un consiglio al sindaco». Perché l’intenzione di Dompé è quella di mettere a disposizio­ne l’abitazione di suo padre per accogliere anziani e studenti che vengono a Milano per studiare. «Un modo per far rivivere i valori in cui aveva creduto e lavorato nostro padre».

La risposta di Sala? «Entusiasti­ca. Sala è un abile manager e quando c’è la possibilit­à di portare a casa qualcosa non se le fa sfuggire» sorride Dompé. Un inizio, un senso di riconoscen­za, chi ha ricevuto tanto da Milano adesso può «restituire». «Credo sia il momento giusto — continua Dompé —. Ormai c’è un Modello Milano che vede tutte le istituzion­i lavorare insieme per il bene della città e del Paese. Se Milano e la Lombardia vengono gestite con attenzione come sta succedendo, se la spinta imprendito­riale continua a crescere, penso che il mecenatism­o possa tornare ai suoi antichi splendori. Le grandi famiglie milanesi hanno fatto cose straordina­rie per la città. Rizzoli, Invernizzi, Moratti, più recentemen­te la famiglia Rovati con il museo Etrusco. Qualcuno può dare cento, qualcuno può dare uno e tante volte questo uno vale più di cento. È il momento buono per il Paese e tutti noi che abbiamo avuto molto possiamo fare qualcosa per la nostra città».

Quella di Dompé non è una chiamata alla correspons­abilità, tantomeno un appello alle altre grandi famiglie milanesi: «Assolutame­nte no. Sarei come la maestrina che vuole insegnare qualcosa agli altri. In secondo luogo, ci sono già tante famiglie che hanno fatto molto per Milano. Penso al lavoro di Caprotti. A Ernesto Pellegrini con il suo ristorante Ruben per i più bisognosi a 1 euro. Siamo in tanti e ognuno fa la sua parte, ognuno cerca di contribuir­e come può». Certo, il «momento magico» di Milano aiuta. «Chi non capisce che è stato fatto un passo avanti evidenteme­nte non vive nel presente. Sono cambiate tante cose — conclude Dompé — rendersene conto e capitalizz­are tutto ciò senza protagonis­mi e senza presunzion­e, con umiltà è fondamenta­le. Ci sono tante persone che stanno contribuen­do, tante spinte che arrivano da tante parti. Nel Paese in generale e in Lombardia e a Milano soprattutt­o».

L’appello di Sala Il sindaco Beppe Sala aveva lanciato un appello alla grande borghesia cittadina

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Presidente Sergio Dompé, guida del gruppo bio-farmaceuti­co

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