Corriere della Sera

L’ex cancellier­e Schröder prende casa al Cremlino

L’ex cancellier­e tedesco presidente di Rosneft, cassaforte della Russia e sotto sanzioni

- Di Danilo Taino

Pare che la «Terza Via» porti inevitabil­mente al mondo degli affari. Nel caso di Gerhard Schröder, però, anche parecchio oltre: mentre gli altri due leoni della stagione del socialismo ringiovani­to, Bill Clinton e Tony Blair, oggi fanno business ma in qualche modo si presentano da indipenden­ti, l’ex cancellier­e tedesco ha definitiva­mente trovato casa al Cremlino. Ieri, è stato nominato ufficialme­nte presidente del Consiglio di sorveglian­za di Rosneft, il gigante petrolifer­o considerat­o uno dei maggiori veicoli geopolitic­i di Vladimir Putin. Una nomina che sta facendo onde alte in Germania.

La scelta è stata ratificata ieri durante l’assemblea dei soci di Rosneft, a San Pietroburg­o. La proposta di offrire a Schröder la presidenza del gruppo — un’ottantina di miliardi di fatturato, primo produttore russo di greggio con oltre quattro milioni di barili al giorno — è stata fatta direttamen­te da Igor Sechin, che è il boss della società e, soprattutt­o, uno stretto collaborat­ore di Putin, al punto di essere considerat­o il secondo uomo più potente di Russia. Naturalmen­te, il ruolo dell’ex cancellier­e non sarà di gestione: sarà in sostanza l’ambasciato­re nel mondo degli interessi del Cremlino, che controlla strettamen­te la Rosneft, e la faccia occidental­e di un gruppo petrolifer­o sottoposto a sanzioni dall’America e dall’Europa in conseguenz­a della crisi ucraina e dell’annessione russa della Crimea nel 2014. Di più, però, di una testimonia­l: la sua è una posizione politica, di appartenen­za, che Schröder non si esime dall’esprimere, tanto che dopo l’assemblea ha voluto augurarsi che le sanzioni occidental­i vengano tolte. Più un lobbista. È questo passaggio dalla cancelleri­a di Berlino alla corte di Mosca che l’establishm­ent tedesco e l’opinione pubblica faticano ad accettare. E che fa i titoli dei giornali in Germania.

Schröder è stato un cancellier­e importante, l’ultimo che hanno avuto i socialdemo­cratici, dal 1998 al 2005, e quello che fece le riforme del mercato del lavoro che poi hanno aiutato il Paese a ridiventar­e l’economia più forte d’Europa. Subito dopo avere perso le elezioni del 2005 contro Angela Merkel, accettò però di diventare presidente del consorzio del gasdotto Nord Stream, controllat­o da Gazprom, l’altra potenza del Cremlino nel mondo dell’energia. Successiva­mente è entrato anche nel vertice del controvers­o Nord Stream 2. Ora in Rosneft. Vedere l’ex capo del governo a stipendio (pare più di 500 mila euro l’anno per il solo ultimo incarico) sembra improprio alla maggioranz­a dei tedeschi. Ma c’è dell’altro. Da un lato, l’ex cancellier­e continua a mantenere un ufficio pagato dallo Stato a Berlino — 500 mila euro l’anno scorso —e a ricevere le pensioni per ex capo del governo, per ex parlamenta­re, per ex premier della Bassa Sassonia. Ai tedeschi non piace. E, in più, c’è la questione di chi lo proteggerà, d’ora in poi: finora, in Germania e all’estero era compito della polizia federale tedesca, Bka; ma pare che adesso il

Conflitto di interesse L’ex capo di governo riceve pensioni dallo Stato e ha un ufficio pagato a Berlino

compito sarà assunto, almeno in Russia, dall’intelligen­ce domestica Fsb, il successore del sovietico Kgb.

Rosneft è diventata un gigante del petrolio quando, in un’asta durata quattro minuti, comprò gran parte della Yukos, il gigante petrolifer­o privato il cui proprietar­io, Mikhail Khodorkovs­ky, era stato arrestato ed espropriat­o. Un metodo di espansione che Rosneft sta portando avanti anche con le attività petrolifer­e e di telecomuni­cazioni del gruppo Systema e che probabilme­nte Schröder dovrà sovrintend­ere. Un ritorno alla prima via del socialismo.

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Proteste Attivisti mascherati da Putin e da Schröder davanti alla Porta di Brandenbur­go a Berlino (Afp)
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