L’ex cancelliere Schröder prende casa al Cremlino
L’ex cancelliere tedesco presidente di Rosneft, cassaforte della Russia e sotto sanzioni
Pare che la «Terza Via» porti inevitabilmente al mondo degli affari. Nel caso di Gerhard Schröder, però, anche parecchio oltre: mentre gli altri due leoni della stagione del socialismo ringiovanito, Bill Clinton e Tony Blair, oggi fanno business ma in qualche modo si presentano da indipendenti, l’ex cancelliere tedesco ha definitivamente trovato casa al Cremlino. Ieri, è stato nominato ufficialmente presidente del Consiglio di sorveglianza di Rosneft, il gigante petrolifero considerato uno dei maggiori veicoli geopolitici di Vladimir Putin. Una nomina che sta facendo onde alte in Germania.
La scelta è stata ratificata ieri durante l’assemblea dei soci di Rosneft, a San Pietroburgo. La proposta di offrire a Schröder la presidenza del gruppo — un’ottantina di miliardi di fatturato, primo produttore russo di greggio con oltre quattro milioni di barili al giorno — è stata fatta direttamente da Igor Sechin, che è il boss della società e, soprattutto, uno stretto collaboratore di Putin, al punto di essere considerato il secondo uomo più potente di Russia. Naturalmente, il ruolo dell’ex cancelliere non sarà di gestione: sarà in sostanza l’ambasciatore nel mondo degli interessi del Cremlino, che controlla strettamente la Rosneft, e la faccia occidentale di un gruppo petrolifero sottoposto a sanzioni dall’America e dall’Europa in conseguenza della crisi ucraina e dell’annessione russa della Crimea nel 2014. Di più, però, di una testimonial: la sua è una posizione politica, di appartenenza, che Schröder non si esime dall’esprimere, tanto che dopo l’assemblea ha voluto augurarsi che le sanzioni occidentali vengano tolte. Più un lobbista. È questo passaggio dalla cancelleria di Berlino alla corte di Mosca che l’establishment tedesco e l’opinione pubblica faticano ad accettare. E che fa i titoli dei giornali in Germania.
Schröder è stato un cancelliere importante, l’ultimo che hanno avuto i socialdemocratici, dal 1998 al 2005, e quello che fece le riforme del mercato del lavoro che poi hanno aiutato il Paese a ridiventare l’economia più forte d’Europa. Subito dopo avere perso le elezioni del 2005 contro Angela Merkel, accettò però di diventare presidente del consorzio del gasdotto Nord Stream, controllato da Gazprom, l’altra potenza del Cremlino nel mondo dell’energia. Successivamente è entrato anche nel vertice del controverso Nord Stream 2. Ora in Rosneft. Vedere l’ex capo del governo a stipendio (pare più di 500 mila euro l’anno per il solo ultimo incarico) sembra improprio alla maggioranza dei tedeschi. Ma c’è dell’altro. Da un lato, l’ex cancelliere continua a mantenere un ufficio pagato dallo Stato a Berlino — 500 mila euro l’anno scorso —e a ricevere le pensioni per ex capo del governo, per ex parlamentare, per ex premier della Bassa Sassonia. Ai tedeschi non piace. E, in più, c’è la questione di chi lo proteggerà, d’ora in poi: finora, in Germania e all’estero era compito della polizia federale tedesca, Bka; ma pare che adesso il
Conflitto di interesse L’ex capo di governo riceve pensioni dallo Stato e ha un ufficio pagato a Berlino
compito sarà assunto, almeno in Russia, dall’intelligence domestica Fsb, il successore del sovietico Kgb.
Rosneft è diventata un gigante del petrolio quando, in un’asta durata quattro minuti, comprò gran parte della Yukos, il gigante petrolifero privato il cui proprietario, Mikhail Khodorkovsky, era stato arrestato ed espropriato. Un metodo di espansione che Rosneft sta portando avanti anche con le attività petrolifere e di telecomunicazioni del gruppo Systema e che probabilmente Schröder dovrà sovrintendere. Un ritorno alla prima via del socialismo.