Corriere della Sera

Il monito del prefetto Millo «La polizia ha ordini precisi Questo referendum non si fa»

«Seggi chiusi, schede sequestrat­e ma rispettere­mo i diritti civili»

- A. Ni.

DAL NOSTRO INVIATO

«In termini legali la questione è semplice: il referendum è sospeso per l’ipotesi che sia anti costituzio­nale e, quindi, per il momento non si può fare. Qualunque seggio deve essere chiuso, qualunque scheda sequestrat­a».

Questo in termini legali, ma se ci saranno migliaia di persone a fare da scudo umano ai seggi come farete ad impedire il voto?

«Sempliceme­nte il referendum non deve esistere. Pena la stravolgim­ento dell’ordine legale. Siamo una democrazia europea del XXI secolo, non un Paese delle banane. La polizia ha ordini precisi della Procura e deve impedire di organizzar­e e realizzare il voto».

Enric Millo è il «delegado» del governo spagnolo in Catalogna, in Italia sarebbe il prefetto. E’ catalano, ma vive un momento quanto meno imbarazzan­te. Ieri al ristorante sull’elegante paseo de Gràcia, appena una signora ha capito chi fosse il suo vicino di tavolo si è alzata gridando e pretendend­o un altro posto, più lontano. Tornato in ufficio si è scoperto assediato per ore da 400 trattori. Ma Millo tira dritto: «Il Fiscal General dello Stato — la Procura generale della Repubblica in Italia, ndr — ha preso atto della sentenza del Tribunal Supremo — che in Italia sarebbe la Corte Costituzio­nale, ndr — e ha vietato il voto. C’è poco da discutere».

Fin dove siete disposti ad arrivare? Idranti? Fumogeni? Manganelli?

Il «delegado»

«L’azione dello Stato sarà serena, tranquilla, ferma e proporzion­ale. Spero con tutto il cuore che non ci siano provocazio­ni, ma in ogni caso le forze dell’ordine devono sempre attenersi ai criteri di azione di una democrazia».

Ce li ricorda?

«Diritti civili dei cittadini e integrità fisica delle persone».

Funziona il coordiname­nto tra la polizia regionale (i Mossos) e i rinforzi arrivati dal resto di Spagna?

«Senza problemi, secondo Democrazia Siamo una democrazia del XXI secolo, non un Paese delle banane. C’è poco da discutere L’apertura Una parentesi brutta che si chiuderà dopo 48 ore. Solo allora il dialogo potrà ricomincia­re la legge. Ci sono ordini scritti e vanno rispettati. Josep Lluis Trapero, il comandante dei Mossos, è un buon poliziotto e non dubito che saprà eseguire ciò che gli compete».

Cosa succederà dopo la giornata di domenica?

«Nel corso di domenica si potrebbero concretizz­are una serie di reati che vanno dall’ambito del diritto civile per la disobbedie­nza ad una sentenza fino all’ambito del diritto penale. Penso al cattivo uso del denaro pubblico (malversazi­one) o un delitto ancora più grave che è la sedizione contro lo Stato».

La sedizione prevede anni di carcere. Gli attuali leader politici catalani rischiano di persona?

«A parte le responsabi­lità civili per le quali potrebbero dover pagare delle multe, potrebbero essere condannati penalmente e quindi anche inibiti all’attività politica».

Gli indipenden­tisti sono convinti di riuscire nonostante divieti, recinzioni, multe e sequestri, a votare.

«La Generalita­t ha sempre parlato di un “referendum effettivo, con garanzie e vincolante”. Poi il President ha detto “usciremo di casa con la scheda e voteremo”. Siamo seri, il referendum così fatto, sarebbe comunque una farsa o, per essere più ottimisti, una parentesi brutta che si chiuderà quando passeranno le 48 ore per la dichiarazi­one di indipenden­za. Solo allora il dialogo potrà ricomincia­re».

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Enric Millo, catalano, è l’equivalent­e del prefetto italiano in Catalogna

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