«Ma senza un accordo con gli Stati Uniti è destinata a fallire»
«Per tassare le multinazionali digitali, bisogna cambiare il modello fiscale, oggi basato sulla stabile organizzazione, che ai tempi di Internet non funziona più. E poi bisogna trovare una soluzione condivisa. Anche con gli Usa, che hanno già messo in guardia l’Europa contro soluzioni unilaterali», afferma Carlo Galli, partner dello studio legale Clifford Chance e responsabile del dipartimento fiscale in Italia.
Al summit digitale di Tallinn il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, ha insistito che le tasse devono essere pagate dove dovute, sia online che offline. Perché invece oggi non è così?
«Perché in tutto il mondo si tassa il reddito netto dove è svolta l’attività produttiva, dove ci sono le fabbriche, le persone, i beni strumentali e così via. L’economia digitale invece facilità il business a distanza, permette volumi enormi senza il presidio fisico che farebbe scattare la potestà impositiva del Paese».
Bruxelles punta a proporre la «web tax» l’anno prossimo con la cooperazione rafforzata. Ce la farà?
«La rapidità di azione degli ultimi anni ha riservato molte sorprese. E l’urgenza del tema fa pensare come a un obiettivo realizzabile. Però vorrei ricordare la storia simile della Tobin tax europea, reclamata da tanti, proposta con la cooperazione