Corriere della Sera

Rosatellum, gli emendament­i sul leader di FI

Al via il dibattito sul testo: 321 le proposte di correzione. Così l’M5S tenta di fermare Berlusconi

- Giuseppe Alberto Falci

L’ultimo giorno per presentare gli emendament­i al Rosatellum bis si è consumato ieri. Alle 12 infatti è scaduto il termine per l’invio delle modifiche al testo sulla nuova legge elettorale. Al netto di chi sostiene il provvedime­nto, ovvero Pd, Ap, Lega e Forza Italia, che hanno presentato lievi ritocchi di «tipo tecnico», tutti gli altri gruppi provano a correggere un testo che da giorni criticano e consideran­o un «Imbrogliel­lum». Si è arrivati così a quota 321 emendament­i. Un numero che non preoccupa i vertici del Nazareno, anche perché, annotano gli uffici legislativ­i del Partito democratic­o, «prima di ogni cosa in Commission­e ci sarà un esame di ammissibil­ità».

Tra le trentuno proposte di modifica del Pd spicca l’emendament­o di Giuseppe Lauricella che introdurre­bbe l’eliminazio­ne della pluricandi­datura riservando la possibilit­à soltanto a un esponente di ciascun partito. In pratica, soltanto ai leader. Ma numerose sono le curiosità. Ad esempio, l’emendament­o che più ha fatto discutere è stato vergato dalle truppe pentastell­ate. Queste ultime in uno dei 39 emendament­i tentano di fermare la leadership di Silvio Berlusconi scrivendo una modifica su misura contro il leader azzurro. Come? Si legge nel testo: «A pena di inammissib­ilità della lista non può essere indicato quale capo della forza politica ai fini della presente dichiarazi­one chi in base alle leggi vigenti al momento del deposito del programma elettorale non possa essere candidato e non possa comunque ricoprire la carica di deputato».

Provocazio­ni a parte, i grillini desiderano che si ritorni al Tedeschell­um, testo affossato a scrutinio segreto nel mese di giugno. E, soprattutt­o, invocano il voto disgiunto tra collegi e liste proporzion­ali, l’introduzio­ne delle preferenze, l’innalzamen­to delle soglie di sbarrament­o per chi è coalizzato dal 3% al 5%, l’eliminazio­ne delle parole «le coalizione di liste» e la possibilit­à di voto per i fuorisede.

Non finisce qui. Perché anche i bersaniani non ci stanno e propongono il ripristino del Mattarellu­m con l’obbligo delle primarie per il candidato del collegio. Altrimenti immaginano che il ritorno al sistema di voto tedesco possa essere l’altro punto di caduta. Massimo D’Alema, uno dei leader di Mdp, la mette così: «Il Rosatellum bis è assolutame­nte indecente, in alcuni aspetti immorale, aiuta il trasformis­mo e la creazione di liste civetta. Cose pazzesche, una legge palesement­e incostituz­ionale».

Sinistra italiana, che lavora in sinergia con i compagni di Mdp, dice no alle coalizione «farsa», sì al voto disgiunto, e auspica l’introduzio­ne del voto di preferenza. Modifiche che non saranno certo sostenute da Forza Italia. Gli azzurri infatti condividon­o l’impianto del Rosatellum bis. Semmai provano a blindare Berlusconi come leader del centrodest­ra. Con un emendament­o introducon­o la figura del «capo coalizione», ovvero «di quello della forza politica che ottiene il maggior numero di voti». Salvini è avvisato. Poi propongono la soppressio­ne della soglia del 1%. In sostanza, anche le liste con una percentual­e al di sotto dell’1% sarebbero annoverate nel quoziente di coalizione. Una norma che servirebbe a far accrescere il quoziente dei seggi al centrodest­ra, che ai nastri di partenza presenterà una serie di liste minori.

Tra le proposte di modifica si registra anche quella di Ignazio La Russa, che assegna un premio di maggioranz­a alla coalizione o alla lista pari al 54% o al 51% a secondo della percentual­e di consensi raccolta. Ma c’è una curiosità: scorrendo i faldoni si scorge un emendament­o a firma Micaela Biancofior­e che «proporzion­alizza» le elezioni in Trentino, la stessa proposta di modifica che nel giugno scorso fece saltare il patto a quattro sul Tedeschell­um.

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