Corriere della Sera

Torino, tensione al G7 sul lavoro Scontri tra manifestan­ti e polizia

Al mattino corteo di studenti, di sera in azione Cobas e centri sociali. Bombe carta e fermi

- Elisa Sola

Nel giorno in cui i ministri del Lavoro al G7 si riuniscono per avanzare proposte sulla ricollocaz­ione degli over 50 e sulla gestione della crisi delle multinazio­nali, a Torino esplode la tensione contro un vertice definito «una buffonata che va a discapito degli sfruttati, dei precari e delle nuove generazion­i». Con queste parole Lorenzo, uno dei portavoce del centro sociale Askatasuna, quando sono quasi le otto di sera, dopo sette ore di cortei (il primo è iniziato alle 9 con gli studenti delle scuole superiori) sintetizza, marciando in piazza San Carlo e gridando al megafono verso la Digos, i motivi delle proteste che non si fermeranno fino a stasera. «Si sono barricati in una reggia (la ex residenza dei Savoia a Venaria, ndr) e negli hotel di lusso». E aggiunge: «Il lavoro è diventato soltanto una pistola puntata sulla testa di tutti». Incalza Mohamed, egiziano, uno dei facchini pagati a ore dei mercati generali: «Le nostre paghe diventano sempre più basse, siamo schiavi». Ci sono anche gli immigrati come lui nel collettivo del «ResetG7», così come i «riders» del settore delle consegne di cibo a domicilio, che si muovono in bicicletta e si definiscon­o «precari 4.0» oppure «figli della quarta rivoluzion­e industrial­e». Oggi arriverann­o anche antagonist­i da Bologna, Milano, Roma, Genova e Napoli.

Le tensioni sono palpabili sin dal mattino, con il corteo studentesc­o che alle 9 affolla la strada davanti alla stazione di Porta Susa. Sono 250 ragazzi, guidati dai giovani dei centri sociali. Cominciano a camminare decisi, hanno una serie di obiettivi: l’Unione industrial­e — vicino alla quale verranno accesi fumogeni — il Miur (che sarà centrato da tre uova). Ma, soprattutt­o, gli hotel dei «grandi del pianeta». I primi scontri avvengono all’angolo tra corso Vittorio Emanuele e via Carlo Alberto, dove i poliziotti bloccano l’avanzata dei manifestan­ti che provano a sfondare il cordone. Parte un lancio di oggetti. Gli uomini della Digos, mentre il Reparto mobile respinge il tentativo, fermano un ragazzo. È un minorenne di Piossasco, verrà rilasciato nel pomeriggio e denunciato. Come il secondo fermato, durante la seconda carica che partirà mezz’ora dopo, in via della Rocca, soltanto a metà di una manifestaz­ione che durerà quattro ore, con spezzoni di corteo che all’improvviso, di corsa, tenteranno (invano) di trovare un varco, una via non presidiata dalla polizia per raggiunger­e la piazza degli hotel. All’ora di pranzo i sostenitor­i del «ResetG7» si ritirano a palazzo Nuovo, la sede delle facoltà umanistich­e dell’Università di Torino, che viene occupato e che diventa ritrovo per gli antagonist­i che nella notte si fermeranno a Torino per presenziar­e al corteo più temuto, quello di oggi.

Il corteo serale prova a tentare l’obiettivo mancato della mattina: ancora nel cuore del centro storico. Ci sono anche i Cobas e gruppi di profughi. Numeri sufficient­i per provare a fare un’azione non soltanto scenografi­ca. Al calare della sera in 300 avanzano verso via Po, dove sono schierati gli agenti in tenuta antisommos­sa. I negozianti abbassano le serrande.

Nella nebbia dei fumogeni e dei cassonetti dati alle fiamme non si arriva però allo scontro. E in tarda serata entrano in scena anche un centinaio di esponenti dei centri sociali. Sempre nella zona di via Po comincia un fitto lancio di bombe carta che spinge la gente in strada a trovare riparo all’interno dei bar. «Non è finita tutta la notte continuerà l’assedio» minacciano i manifestan­ti.

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Faccia a faccia Un momento degli scontri tra le forze dell’ordine e gli studenti che sfilavano in corteo ieri mattina per le strade di Torino

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