Lega, l’avvocato che liquidava le sue parcelle
Un «infedele patrocinio» da quasi 2 milioni come avvocato della Lega negli anni di Umberto Bossi, monetizzato poi in un «autoriciclaggio» in una banca della Tunisia: è quanto la Procura di Milano contesta, in un avviso di conclusione delle indagini, all’ex senatore ed ex componente laico del Consiglio Superiore della Magistratura, l’avvocato Matteo Brigandì. Quand’era procuratore per le cause civili della Lega Nord, e prima del 15 febbraio 2010, cioè della morte del tesoriere leghista Maurizio Balocchi, per il pm Paolo Filippini l’avvocato Brigandì si sarebbe fatto rilasciare da Balocchi carte che gli riconoscevano spettanze per 1,8 milioni relative al 1996-1999. Brigandì se le tiene per anni, poi chiede al Tribunale di Pinerolo un decreto ingiuntivo nei confronti della Lega Nord: come avvocato della Lega dovrebbe opporsi al decreto ingiuntivo nell’interesse della Lega, ma è lui ad aver chiesto quel decreto ingiuntivo, non fa opposizione, non comunica alcunché, e successivamente ottiene dal Tribunale di Vicenza il pignoramento e l’incasso dei soldi il 10 dicembre 2013. Con essi sottoscrive una polizza vita, poi disinveste la somma e trasferisce 1 milione e 670.000 euro sul conto della Attijiari Bank in Tunisia, con la causale «trasferimento fondi Lot Chock Hammamet»: reimpiego in attività finanziaria che il pm qualifica «autoriciclaggio».