Corriere della Sera

Lara Comi, europarlam­entare di Forza Italia: paura a ogni squillo di telefono

- Mariolina Iossa

«Posso stare tranquilla fino a Natale — dice Lara Comi —. Ma ho dovuto sporgere otto denunce e aspettare sei mesi perché il giudice decidesse per il provvedime­nto restrittiv­o». Lo stalker dell’europarlam­entare di Forza Italia è stato fermato a Lecco una settimana fa. «La bella notizia è che lunedì è stato convalidat­o l’arresto e Giovanni Bernardini resterà in carcere fino al processo», prosegue. Che sarà fra due, tre mesi. Fino a Natale.

Ci sono voluti 6 mesi e 8 denunce per fermare lo stalker. «L’inferno è cominciato nove mesi fa. Telefonate, messaggi, appostamen­ti. Tutti i giorni, a tutte le ore. Si è avvicinato tre volte, è andato anche a casa dei miei genitori. La polizia lo fermava, lo portava in questura e poi lo rilasciava. Io l’ho detto tante volte al pm, quante denunce devo fare? quanto devo ancora aspettare?».

Tre mesi fa il giudice ha emesso finalmente il provvedime­nto restrittiv­o. Cinquecent­o metri, il limite della distanza. «Mai come questa volta spero il contrario di quello che mi auguro sempre, spero che la giustizia sia lenta, perché quando comincerà il processo le porte dell’inferno potrebbero riaprirsi. Potrebbe patteggiar­e, il suo avvocato potrebbe chiedere gli arresti domiciliar­i».

Lara Comi parla di questi mesi di angoscia con pacatezza. Ma non nasconde di avere avuto molta paura. E ha paura che non sia ancora finita. C’è la possibilit­à che Bernardini venga condannato per reato di stalking, e che debba scontare dai cinque ai sei anni di pena. Ma anche che fra tre mesi sia di nuovo fuori, pronto a ricomincia­re con le sue ossessioni persecutor­ie.

Per mesi Lara Comi si è dovuta guardare intorno con angoscia, uscendo di casa, ha temuto di incrociare lo sguardo di Bernardini dall’altro lato del marciapied­e; «quando andavo in tv pensavo “ecco, ora mi starà guardando”, e infatti dopo mi mandava messaggi. Alle sue telefonate non rispondevo ma ogni volta che il telefono squillava mi saliva il cuore in gola».

La legge sul reato di stalking è un’ottima legge, dice Lara Comi: «È una grande conquista. Ma è poi il giudice che decide nel caso concreto. Decide se e quando emettere il provvedime­nto restrittiv­o. I giudici hanno molta discrezion­alità e hanno sensibilit­à diverse. Nel mio caso ci sono voluti sei mesi e otto denunce ma ci sono casi in cui le vittime di stalking aspettano anche di più, e il pericolo, il rischio di violenza, di gesti sconsidera­ti aumenta».

Lara Comi ha la scorta, dice, Mila Dal primo gennaio al 31 luglio di quest’anno le denunce per stalking sono state 6.042. Le donne tra le vittime sono il 71,5% ma «ce l’ho da prima dello stalking. Me l’hanno assegnata perché ricevo continuame­nte minacce di morte a causa del mio lavoro. In questo caso la scorta non serviva, però comunque l’avevo. E chi una scorta non ce l’ha? Come si difende? Bernardini non mi ha minacciato di morte, non ha detto “ti ammazzo”, ma la sua è un’ossessione pericolosa. Perché è imprevedib­ile il comportame­nto di queste persone. E non sai come fermarli se non c’è chi ti dà una mano concretame­nte. Ecco perché adesso ringrazio la Procura e nello stesso tempo penso che bisogna essere più severi, e più veloci».

Anche dopo il provvedime­nto restrittiv­o, la paura è rimasta. «Per metà settimana io vivo a Bruxelles — spiega Comi — e fuori dall’Italia non si dà seguito a provvedime­nti restrittiv­i per stalking. Sono promotrice di una battaglia politica in Europa per coordinare i database delle polizie europee, anche per questo tipo di reato».

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