Corriere della Sera

IL CASO EDGAR BIANCHI FALLIMENTO TOTALE PER LO STATO

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Condannato per 20 aggression­i sessuali e libero in anticipo, violenta una bambina di 13 anni. Qualcosa non quadra... Claudio Sarinari Quanto è successo a Milano è la dimostrazi­one evidente che l’Italia è un Paese incivile per colpa delle sue stesse leggi. Ma che fanno fuori dal carcere certi elementi? Non non si redimono mai. È da punire severament­e: oltretutto è recidivo. Atto abominevol­e. Come si fa a non pensare a quella ragazza cui è stata tolta la serenità?

Cari lettori,

La vicenda di Edgar Bianchi ha qualcosa di incredibil­e. Perché non si tratta di uno sconosciut­o. Edgar Bianchi è un criminale seriale. È un essere che ha causato dolore a decine di ragazze innocenti, tutte minorenni. Uno così dovrebbe scontare la sua pena sino all’ultimo giorno. E se proprio bisogna farlo uscire, lo si dovrebbe tener d’occhio. Invece ha potuto cambiare città, mimetizzar­si, e ricomincia­re. Il pm aveva chiesto 24 anni di carcere: meno di uno per vittima. Al momento della prima cattura erano venticinqu­e, tutte tra i 12 e i 14 anni, tranne una diciassett­enne, scelte spesso tra le più piccole e fragili. Edgar Bianchi prese 14 anni e 8 mesi: fu riconosciu­to sano di mente, ma con l’attenuante di un «disturbo di personalit­à istrionico-narcisisti­co». In appello diventaron­o 12. Ebbe uno sconto di altri due anni e due mesi. Alla fine fece meno di otto anni di carcere.

Il fallimento dello Stato in questa storia non potrebbe essere più totale. Non ha funzionato nulla, né la punizione né il recupero. Forse dovremmo interrogar­ci su un punto: nessuno pensa alle vittime. Nessuno le tutela. Reati come la violenza sessuale sui minori non si dovrebbero prescriver­e mai, e gli sconti di pena non dovrebbero essere mai possibili. Perché sono reati particolar­mente odiosi, perché l’allarme sociale che destano non è affatto ingiustifi­cato, perché troppo spesso non vengono denunciati proprio perché la trafila giudiziari­a aggiunge dolore al dolore e troppo spesso non porta né alla punizione né al ravvedimen­to del colpevole.

Pietro Volpi Primina Cernotti Maria Idalia, Fiorenza Fichera Tiziana Serravalle

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