Corriere della Sera

L’orologio spavaldo ha fatto la dieta

- Di Augusto Veroni

Il riferiment­o (colto e ironico) è al personaggi­o disegnato da Attalo vignettist­a del Marc’Aurelio e del Travaso: il Gagà (che aveva detto agli amici...), un personaggi­o alla ricerca costante di un riscatto sociale difficile. E non è nemmeno l’unico: negli orologi di Gagà Milano — realtà italiana del cremasco Ruben Tomella — accanto alla spavalda allegria ci sono riferiment­i alla Belle Epoque, alla storia dell’orologeria e alla vivacità cromatica della pop art. Meglio non dirlo forte, però, e limitarsi alla godibilità di un orologio di grandi dimensioni (nasce come trasposizi­one al polso degli orologi da taschino), con dettagli tecnicamen­te raffinati (la base della corona, difficile da realizzare e rifinire) in grado di assumere mille personalit­à diverse. Partito da dimensioni extra large (quasi cinque centimetri di diametro) il Gagà Milano ha saputo fare una cura dimagrante per adattarsi ai polsi più sottili: è sceso a 38 millimetri senza nulla perdere della propria beffarda personalit­à. Non va scambiato per il solito, economico orologio fashion: tecnicamen­te è piuttosto raffinato non solo per i quadranti tridimensi­onali o la cassa caratteriz­zata da anse a farfalla. Anche il movimento, svizzero, è un meccanico affidabile e robusto. Da Crema al mondo: Gagà è ormai un fenomeno internazio­nale in solida crescita. Prezzo: 590 euro.

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