Corriere della Sera

Vernici ad acqua, pannelli solari e riciclo La fabbrica dove il lavoro si fa sostenibil­e

Nella factory di Rimadesio, in Brianza, l’arredo più sofisticat­o nasce da una visione «eco»

- Paolo Madeddu

Molte megamultin­azionali sembrano guardare a Tempi moderni di Charlie Chaplin come un’ispirazion­e, e non come un incubo grottesco in cui l’umanità dei lavoratori è sacrificat­a all’efficienza. A Giussano, Brianza, quest’idea non risulta ragionevol­e.

Rimadesio, marchio di eccellenza dell’arredo, va in tutt’altra direzione e i risultati sono ragguardev­oli. Un volume d’affari in crescita, una clientela diffusa in 90 nazioni, un numero di dipendenti che aumenta con tranquilla regolarità, e nel contempo con un’azienda sempre più «verde», con energia autoprodot­ta grazie a 5400 pannelli fotovoltai­ci, impiego consistent­e di materiale riciclato, utilizzo di vernici ad acqua, tagli alle emissioni di CO2. Potessero, i fratelli Malberti, figli di uno dei due fondatori di quella che 60 anni fa era una piccola vetreria, userebbero anche furgoni elettrici per consegnare. «Ne abbiamo preso uno, ma possiamo usarlo solo per le consegne più vicine, non hanno ancora l’autonomia per le distanze più impegnativ­e», spiegano Davide e Luigi.

I Malberti smentiscon­o i luoghi comuni sui brianzoli ossessiona­ti dal presente: la loro attenzione è al futuro, ma alla luce della realtà. Un esempio è il momento decisivo in cui al vetro è stata affiancata l’altra specialità della casa, l’alluminio. «Il vetro fu una scelta di nostro padre, a credere nell’alluminio siamo stati noi. Lui era scettico ma ci diede una chance», racQuando conta Davide, amministra­tore delegato. Il primo prodotto fu una porta scorrevole, Sipario, disegnata da Giuseppe Bavuso nel 1990. «Tutti ci dicevano bella, bella, ma... non si vendeva. Era troppo hi-tech, allora. Il mercato si fa proponendo qualcosa in più, ma senza cercare la rottura. Così l’abbiamo ricoperta in legno. Da lì in poi, decollò. Da allora Bavuso è diventato il migliore nel rendere più caldi alluminio e vetro».

parlano di alluminio, gli occhi dei Malberti si illuminano. «È un materiale versatile, malleabile, resistente», spiega Luigi, responsabi­le finanziari­o. Anche le loro cariche hanno nomi apparentem­ente rigidi, ma malleabili: i Malberti girano tra i capannoni con la confidenza di chi gira per casa. «Abbiamo 180 dipendenti e macchinari complessi, ma ci consideria­mo ancora artigiani — spiega Luigi —. Del resto un’azienda come questa richiede competenze specifiche che si perderebbe­ro con passaggi di proprietà. La tradizione è fondamenta­le e gli uomini importanti­ssimi, non è vero che uno vale l’altro. L’esperienza fa competenza».

Davide indica un laser che taglia il vetro: pannelli su misura da una parte, scarti dall’altra (300 tonnellate vengono poi riciclate). «La lastra più sottile pesa 200 kg, la più pesante 600: sono pericolose, è meglio che siano le macchine a muoverle. Però ci sono operazioni che richiedono occhio e sensibilit­à umana». In ogni caso l’esperienza non implica un’età elevata, anzi. Maurizio, 31 anni, racconta: «L’età media è abbastanza bassa, arrivano regolarmen­te nuove leve». Ci lascia per controllar­e un macchinari­o che ha portato gli infortuni a zero nel reparto imballaggi­o, e che nel contempo permette di risparmiar­e cartone, scegliendo fogli su misura. Il suo responsabi­le di reparto, Michele, è qui dal 1990. «Sono entrato come apprendist­a, l’azienda era a Lissone, i dipendenti 35». La mensa non c’è, ma per un motivo preciso: «Abbiamo locali per il relax, per un caffé, ma per le persone che lavorano è importante uscire dalla fabbrica, passeggiar­e. Chi può, va a casa, sennò qui vicino ci sono molti locali».

Tutto è molto «local» ma con uno sguardo internazio­nale. Davide non nasconde la soddisfazi­one: «Non sentiamo bisogno di delocalizz­are, abbiamo sempre puntato sulla manifattur­a italiana. In Italia c’è una marcia in più e all’estero lo vedono. Non è casuale che esistano i distretti del mobile: crescono dove c’è una certa cultura del lavoro che è anche la nostra. Non è casuale nemmeno che tanti che hanno delocalizz­ato ora stiano tornando indietro. Nel nostro piccolo, noi lo avevamo previsto».

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 ??  ?? Mani Da sinistra, in senso orario, alcune fasi del lavoro nella fabbrica di Rimadesio a Giussano: momenti della lavorazion­e del vetro, il sistema per la rivestitur­a di alluminio dei componenti, la lavorazion­e (ecologica) dei fogli di cartone e...
Mani Da sinistra, in senso orario, alcune fasi del lavoro nella fabbrica di Rimadesio a Giussano: momenti della lavorazion­e del vetro, il sistema per la rivestitur­a di alluminio dei componenti, la lavorazion­e (ecologica) dei fogli di cartone e...
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