Si chiama overparenting e fa crescere figli insicuri
eno è più». «Farsi da parte». Ecco come evitare l’overparenting: genitori che creano sui figli una cappa di controllo, stanno loro col fiato sul collo, non li lasciano sbagliare o cercare la propria strada da soli. «In un’epoca in cui vince la supervisione, la tecnologia, la smania di prevalere e l’ansia, l’involuzione genitoriale (parent involvement) è diventata un caso», spiegano i sociologi americani Keith Robinson e Angel L. Harris sul New York Times. E il coinvolgimento di mamma e papà nella vita, scolastica e non, si è trasformato in iperprotezione, tema molto discusso e sempre più al centro di inchieste sociali, ricerche scientifiche e libri best seller.
Vi è mai capitato di ritornare a scuola la mattina per consegnare un compito dimenticato? Oppure, avete mai contestato un docente «colpevole»? Sono le domande che pone Jessica Lahey, madre, insegnate e scrittrice, nel suo libro «Lasciamoli sbagliare» (Vallardi). Le risposte sono quasi sicuramente: sì. «Non si tratta di essere cattivi genitori, ma l’amore, a volte, ci rende iperdifensivi — spiega l’esperta —. Abbiamo insegnato ai nostri figli a temere l’insuccesso e, nel farlo, abbiamo sbarrato loro la strada chiara e diretta verso il successo. La gara per arrivare al vertice inizia quando fanno i primi passi e finisce quando ottengono redditi a sei cifre e vengono promossi a una classe sociale superiore. Li proteggiamo da tutte le minacce (reali o immaginarie) e quando li mettiamo a letto con la certezza che non hanno lividi, sentiamo di aver confermato il nostro trionfo da genitori».
Lahey invita a un cambio di prospettiva sul fallimento per considerarlo un’esperienza di vita, un’occasione per imparare, che libera madri e padri dal senso di inadeguatezza e insegna ai figli il potere della resilienza. Perché la nostra paura del fiasco pregiudica l’educazione. Allora, come bisogna comportarsi? «Spiegando loro che più diventano competenti, più riceveranno autonomia — risponde l’autrice —. Più saranno in grado di tener testa da soli a decisioni difficili, più sarà permesso loro di fronteggiarle. Così, non toglieremo ai figli la preziosa opportunità di fallire, o quanto meno, di cavarsela senza aiuti». I genitori «controllanti» danno un sacco di consigli e istruzioni non richiesti («non è così che si fa»), fanno le cose al posto dei figli («lascia perdere, lo faccio io»), propongono soluzioni o risposte prima che il ragazzo abbia avuto modo di affrontare il problema («aspetta che ti controllo io quella parola del test di ortografia»), non permettono ai figli di decidere per conto proprio («quest’anno dovresti giocare a tennis piuttosto che a calcio»). Niente di più sbagliato. Bisogna trasformarsi in madri e padri che incoraggiano alla libertà: «Apprezzare gli insuccessi non meno dei successi — raccomanda l’esperta —, riconoscere i sentimenti di delusione e frustrazione dei figli e offrire dei feedback, dare regole precise e affidar loro delle responsabilità, come quelle domestiche. Eliminare le ricompense-ricatto, lodarli per gli sforzi e non soltanto per le riuscite e mordersi la lingua spesso e volentieri».
«Per maturare — continua Jessica Lahey — i bambini devono imparare a essere indipendenti e devono essere felici, non farci felici. Togliere ogni ostacolo non rafforza la loro autostima, ma la nostra. Cambiando atteggiamento i ragazzi di oggi diventeranno, domani, adulti capaci di affrontare la vita e di trovare il proprio posto nel mondo».