Corriere della Sera

Tim pronta a ricorrere in tribunale Calenda: noi seri, regole applicate

La società telefonica ribadisce: nessun obbligo di notifica, non abbiamo ricevuto sanzioni

- Federico De Rosa

Tim resta convinta che non aveva alcun obbligo di notificare al governo l’ingresso di Vivendi nel capitale. All’indomani della decisione della commission­e sul «golden power» istituita a Palazzo Chigi, il gruppo telefonico torna alla carica per ribadire con un comunicato la sua contrariet­à al verdetto, che rischia di costare fino a 300 milioni di euro di sanzione. La multa non è stata ancora comminata. L’iter è all’inizio. «La Società, coerenteme­nte con i propri interessi — dice la nota emessa da Tim —, continuerà a far valere le proprie argomentaz­ioni nelle sedi competenti, certa di avere agito nel pieno rispetto delle norme». Tim presenterà ricorso contro la decisione di Palazzo Chigi, con il rischio di inasprire ulteriorme­nte il conflitto con il governo.

«Su Tim applichiam­o le regole. Come deve fare un paese serio» ha detto ieri il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, che continua a ritenere inaccettab­ili i modi di Vivendi nei confronti del governo. E non tanto per la nomina di Amos Genish ad amministra­tore delegato del gruppo telefonico, che rientra nella dinamica normale di un’azienda privata. Anche se fonti vicine a Palazzo Chigi fanno capire che si poteva aspettare la chiusura della procedura prima di nominare un nuovo amministra­tore delegato. E’ piuttosto il continuo botta a risposta e l’annuncio tempestivo dei ricorsi che, da un punto di vista istituzion­ale, vengono ritenuti inaccettab­ili trattandos­i di una questione politica e non di business.

In politica la forma è sostanza. E con la procedura sul «golden power» ancora in corso il rischio per Vincent Bolloré non è da sottovalut­are. È vero che la procedura riguarda Tim, ma la notifica fatta in ritardo da Vivendi al governo sul superament­o della soglia del 3% e sull’influenza esercitata nel gruppo telefonico — accertata dal comitato sul «golden power» — secondo alcune interpreta­zioni potrebbe rendere nulli gli atti messi in pratica dal gruppo francese. Ma, come detto, l’iter è solo all’inizio e nulla ancora si sa su come il governo intende giocare la carta dei poteri speciali. Ci vorranno almeno 120 giorni perché si concluda il procedimen­to e venga decisa l’entità dell’eventuale sanzione al gruppo telefonico.

Ma, al di là degli annunciati ricorsi, si sa molto poco anche sulle intenzioni di Tim, che prima o poi dovrà trovare una modalità per superare questo impasse istituzion­ale. Possibilme­nte prima di portare tutto in Tribunale, con il rischio di rallentare i programmi l’azienda. In una lettera inviata giovedì ai dipendenti di Tim subito dopo la nomina, Genish ha riconosciu­to che Tim «deve avere una collaboraz­ione costruttiv­a con le istituzion­i e le autorità». Da questo punto di vista sarà strategico il ruolo di «garante» del vicepresid­ente Giuseppe Recchi, a cui sono state affidate le deleghe sulla security, ovvero su Sparkle e Telsy, le due società ritenute strategich­e per la sicurezza nazionale.

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