«Zte è leader del 5G L’Italia? Un’occasione»
I ritardi sulla rete ultraveloce? «Un’opportunità». La copertura a singhiozzo dello standard 4G per la telefonia mobile in diverse parti del Paese? «Il divario digitale ci avvantaggia. Non c’è dubbio. Soprattutto per le nostre strategie a lungo termine». Gli esuberi annunciati dalla rivale Ericsson? «Pronti a ricollocare molti, ad assumere ingegneri e a trovare competenze sul mercato». Hu Kun, amministratore delegato per l’Europa di Zte, delinea un’altra campagna cinese in Italia nel settore degli apparati per le telecomunicazioni. Dopo l’ingresso nel nostro Paese di Huawei ormai diversi anni fa anche il colosso Zte sta aprendo sedi ovunque. Ha fissato a Milano, a due passi dalla stazione Centrale, il quartier generale europeo. L’anno scorso si è aggiudicato la supercommessa da quasi un miliardo di euro per la rete unica di supporto ai servizi della società Wind3, nata a seguito della fusione tra i due operatori. Ora sta lavorando allo sviluppo del prossimo standard tecnologico per la telefonia mobile: il 5G. Di cui Zte è leader mondiale, perché è stata la prima a realizzare test sperimentali in Cina su una velocità di traffico dati superiore ad 1 gigabit al secondo. Kun è bravo a schivare le domande più insidiose. Sulla dialettica tra Tim e Enel sulla fibra (Open Fiber) e sugli investimenti sulla rete ultraveloce dice di «guardare con attenzione alle strategie del governo». Segnala che l’Italia è in ritardo, almeno rispetto alla media europea. Ma ha un grandissimo capitale umano e «buoni margini di sviluppo». Ecco perché i cinesi sono arrivati da noi in massa. Se Huawei ha scommesso sulle onde radio «Zte sta investendo il 13% dei propri ricavi in ricerca». Per mantenere il vantaggio tecnologico. Che sta avvitando la svedese Ericsson, costretta ad annunciare tagli alla forza lavoro in tutto il mondo. Così i cinesi sono diventati i leader mondiali negli apparati di rete. «Siamo ormai aziende globali, non conta il passaporto», dice Kun. L’unica ricetta per sfuggire alle aggregazioni (vedi Nokia che ha inglobato Alcatel-Lucent). L’Italia è il Paese-pilota del loro dominio.