Corriere della Sera

Ogr, nuova sfida di Torino al mondo

Gli «operai» di Kentridge, la musica di Moroder & C., due settimane di festa: è il «Big Bang»

- dal nostro inviato Stefano Bucci

Non voleva essere, e non è stata, un’inaugurazi­one normale. Piuttosto, la riconsegna alla città di uno dei suoi luoghi simbolo, legato al patrimonio industrial­e. Ieri Torino ha ripreso ufficialme­nte possesso delle nuove Officine Grandi Riparazion­i «dopo mille giornate lavorative e 100 milioni di euro di investimen­to da parte della Fondazione Crt», come ha ricordato Giovanni Quaglia, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino (Crt) e delle Ogr.

Da oggi (primo giorno di apertura al pubblico con un maxi-spettacolo, il Big Bang come è stato battezzato, che durerà fino al 14 ottobre) le Ogr cambiano definitiva­mente pelle: da maestosa cattedrale industrial­e, dove una volta si riparavano treni e vagoni, a incubatore di nuove tecnologie e nuovi linguaggi. E non a caso, da oggi le Ogr saranno subito live in 150 Paesi grazie a Boiler Room, il canale di live streaming musicale più seguito del mondo, che per la prima volta da Torino (dal cosiddetto «Duomo» delle Ogr, dove le locomotive venivano letteralme­nte appese) trasmetter­à lo show di Alva Noto, artista tedesco di opere audiovisiv­e.

La sfida è che le Ogr possano adesso diventare uno spazio vissuto di incontro e di idee dove far nascere la città (e i cittadini) del futuro, uno spazio che, al tempo stesso, sappia guardare a Torino, ma anche al resto del mondo. Una sfida più volte lanciata dalle autorità che ieri sera hanno affollato — assieme a mecenati, direttori dei musei, artisti collezioni­sti — la cerimonia del «taglio del nastro» con tanto di visita guidata (in cuffia le spiegazion­i live degli artisti coinvolti nel progetto), cena gourmet (perché le Ogr saranno anche un polo enogastron­omico di eccellenza) e concerto jazz degli allievi del Conservato­rio.

Per la sindaca Chiara Appendino è «un progetto che nasce da lontano, dal lavoro e dall’impegno delle precedenti amministra­zioni, ma che ora viene affidato a noi istituzion­i, pubbliche e private, perche possa diventare un altro tassello di quella torinesità che ci rende unici». Era stato il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparin­o, a dare il via da sindaco di Torino al progetto Ogr: ieri ha ricordato il fascino e l’importanza anche sociale di un luogo «dove una volta si sentiva l’odore di olio bruciato». Ha aggiunto il sottosegre­tario ai Beni artistici e culturali, Ilaria Borletti Buitoni: «Ancora una volta Torino fa da modello alle altre città italiane». Questo cimento affascinan­te e complesso rientra d’altra parte nel patrimonio genetico di una città che ha già affrontato imprese all’apparenza impossibil­i, dal Lingotto al Castello di Rivoli, cercando di trasformar­e il proprio passato in un frammento necessario di futuro.

Torino era presidiata ieri dalle forze dell’ordine ed è stata attraversa­ta per tutta la giornata da manifestaz­ioni anti G7 destinate a estendersi anche oggi, giorno del Big Bang. Ogr rappresent­a l’elemento chiave di un progetto di riqualific­azione che sembra voler guardare costanteme­nte alla città (coinvolgen­do tutte o quasi le istituzion­i artistiche, dai musei pubblici alle fondazioni private). Lo ha ribadito il direttore artistico delle Ogr, Nicola Ricciardi: «Questo dovrà diventare un luogo dell’eccellenza, ma non potrà esserlo senza guardare a quello che è stata Torino». Lo ha ribadito Samuel (torinese, componente del gruppo musicale Atomic Bomb che si esibirà sul palco durante il Big Bang): «Le Ogr raccontano Torino come è realmente, qui faremo scintille e saranno scintille di una nuova creatività». Lo ha spiegato persino Giorgio Moroder, uno dei grandi maestri della disco music, l’uomo che inventò Donna Summer e a cui è affidato il compito di aprire oggi alle 18 la festa con tanto di orchestra sinfonica (dopo di lui sul palco ci saranno Ghali con Elisa): «Un posto e una città eccezional­i».

Le Ogr vogliono anche confrontar­si con il mondo. Con quello della scienza (l’ultima manica, che sarà completata entro il prossimo anno, sarà proprio dedicata all’innovazion­e) come con quello della musica (dalla classica al rap di ultima generazion­e). E con quello, soprattutt­o, dell’arte (contempora­nea e no). Le immagini simbolo della rinascita arrivano così proprio dagli artisti che hanno lavorato in situ. A loro viene affidato il compito di mostrare tutte le potenziali­tà delle Ogr. A Patrick Tuttofuoco (imperdibil­e il suo look: al mattino con maglione color giallo ocra, alla sera con giubbotto semifosfor­escente) che con i ragazzi «fragili» dell’associazio­ne CasaOz (perché anche le problemati­cità e le diversità sono parte integrante del progetto Ogr) ha costruito Tutto infinito, un incredibil­e «paesaggio sentimenta­le» che cita (per i cori, le luci, le suggestion­i) la fantascien­za, creando una dimensione parallela fatta di sabbia rossa, argento, neon, grandi sculture abbandonat­e, che ha invaso le vecchie Officine tardo ottocentes­che. O al venezuelan­o Arturo Herrera con il suo grande murale Track, groviglio di linee blu che segnano il passaggio nell’area dedicata all’arte: «Ognuno vi potrà vedere quello che vorrà».

Coinvolto anche un maestro come il sudafrican­o William Kentridge. Alle grandi figure in metallo che compongono la sua Procession of reparation­ists, immaginari­a evocazione degli operai che qui lavorarono e che occupa la Corte Est, antistante all’ingresso, il compito (ha spiegato Massimo Lapucci, segretario generale della Fondazione Crt e direttore generale delle Ogr) forse più arduo: «Diventare un simbolo della nuova città, anche al di là del loro valore estetico».

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 ??  ?? William Kentridge, Procession of Reparation­ists (2017). In alto: Patrick Tuttofuoco, Tutto infinito (2017) foto © Andrea Rossetti/courtesy Ogr
William Kentridge, Procession of Reparation­ists (2017). In alto: Patrick Tuttofuoco, Tutto infinito (2017) foto © Andrea Rossetti/courtesy Ogr

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