Ogr, nuova sfida di Torino al mondo
Gli «operai» di Kentridge, la musica di Moroder & C., due settimane di festa: è il «Big Bang»
Non voleva essere, e non è stata, un’inaugurazione normale. Piuttosto, la riconsegna alla città di uno dei suoi luoghi simbolo, legato al patrimonio industriale. Ieri Torino ha ripreso ufficialmente possesso delle nuove Officine Grandi Riparazioni «dopo mille giornate lavorative e 100 milioni di euro di investimento da parte della Fondazione Crt», come ha ricordato Giovanni Quaglia, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino (Crt) e delle Ogr.
Da oggi (primo giorno di apertura al pubblico con un maxi-spettacolo, il Big Bang come è stato battezzato, che durerà fino al 14 ottobre) le Ogr cambiano definitivamente pelle: da maestosa cattedrale industriale, dove una volta si riparavano treni e vagoni, a incubatore di nuove tecnologie e nuovi linguaggi. E non a caso, da oggi le Ogr saranno subito live in 150 Paesi grazie a Boiler Room, il canale di live streaming musicale più seguito del mondo, che per la prima volta da Torino (dal cosiddetto «Duomo» delle Ogr, dove le locomotive venivano letteralmente appese) trasmetterà lo show di Alva Noto, artista tedesco di opere audiovisive.
La sfida è che le Ogr possano adesso diventare uno spazio vissuto di incontro e di idee dove far nascere la città (e i cittadini) del futuro, uno spazio che, al tempo stesso, sappia guardare a Torino, ma anche al resto del mondo. Una sfida più volte lanciata dalle autorità che ieri sera hanno affollato — assieme a mecenati, direttori dei musei, artisti collezionisti — la cerimonia del «taglio del nastro» con tanto di visita guidata (in cuffia le spiegazioni live degli artisti coinvolti nel progetto), cena gourmet (perché le Ogr saranno anche un polo enogastronomico di eccellenza) e concerto jazz degli allievi del Conservatorio.
Per la sindaca Chiara Appendino è «un progetto che nasce da lontano, dal lavoro e dall’impegno delle precedenti amministrazioni, ma che ora viene affidato a noi istituzioni, pubbliche e private, perche possa diventare un altro tassello di quella torinesità che ci rende unici». Era stato il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, a dare il via da sindaco di Torino al progetto Ogr: ieri ha ricordato il fascino e l’importanza anche sociale di un luogo «dove una volta si sentiva l’odore di olio bruciato». Ha aggiunto il sottosegretario ai Beni artistici e culturali, Ilaria Borletti Buitoni: «Ancora una volta Torino fa da modello alle altre città italiane». Questo cimento affascinante e complesso rientra d’altra parte nel patrimonio genetico di una città che ha già affrontato imprese all’apparenza impossibili, dal Lingotto al Castello di Rivoli, cercando di trasformare il proprio passato in un frammento necessario di futuro.
Torino era presidiata ieri dalle forze dell’ordine ed è stata attraversata per tutta la giornata da manifestazioni anti G7 destinate a estendersi anche oggi, giorno del Big Bang. Ogr rappresenta l’elemento chiave di un progetto di riqualificazione che sembra voler guardare costantemente alla città (coinvolgendo tutte o quasi le istituzioni artistiche, dai musei pubblici alle fondazioni private). Lo ha ribadito il direttore artistico delle Ogr, Nicola Ricciardi: «Questo dovrà diventare un luogo dell’eccellenza, ma non potrà esserlo senza guardare a quello che è stata Torino». Lo ha ribadito Samuel (torinese, componente del gruppo musicale Atomic Bomb che si esibirà sul palco durante il Big Bang): «Le Ogr raccontano Torino come è realmente, qui faremo scintille e saranno scintille di una nuova creatività». Lo ha spiegato persino Giorgio Moroder, uno dei grandi maestri della disco music, l’uomo che inventò Donna Summer e a cui è affidato il compito di aprire oggi alle 18 la festa con tanto di orchestra sinfonica (dopo di lui sul palco ci saranno Ghali con Elisa): «Un posto e una città eccezionali».
Le Ogr vogliono anche confrontarsi con il mondo. Con quello della scienza (l’ultima manica, che sarà completata entro il prossimo anno, sarà proprio dedicata all’innovazione) come con quello della musica (dalla classica al rap di ultima generazione). E con quello, soprattutto, dell’arte (contemporanea e no). Le immagini simbolo della rinascita arrivano così proprio dagli artisti che hanno lavorato in situ. A loro viene affidato il compito di mostrare tutte le potenzialità delle Ogr. A Patrick Tuttofuoco (imperdibile il suo look: al mattino con maglione color giallo ocra, alla sera con giubbotto semifosforescente) che con i ragazzi «fragili» dell’associazione CasaOz (perché anche le problematicità e le diversità sono parte integrante del progetto Ogr) ha costruito Tutto infinito, un incredibile «paesaggio sentimentale» che cita (per i cori, le luci, le suggestioni) la fantascienza, creando una dimensione parallela fatta di sabbia rossa, argento, neon, grandi sculture abbandonate, che ha invaso le vecchie Officine tardo ottocentesche. O al venezuelano Arturo Herrera con il suo grande murale Track, groviglio di linee blu che segnano il passaggio nell’area dedicata all’arte: «Ognuno vi potrà vedere quello che vorrà».
Coinvolto anche un maestro come il sudafricano William Kentridge. Alle grandi figure in metallo che compongono la sua Procession of reparationists, immaginaria evocazione degli operai che qui lavorarono e che occupa la Corte Est, antistante all’ingresso, il compito (ha spiegato Massimo Lapucci, segretario generale della Fondazione Crt e direttore generale delle Ogr) forse più arduo: «Diventare un simbolo della nuova città, anche al di là del loro valore estetico».