Corriere della Sera

Viaggio nel mondo della disabilità (e in una famiglia molto speciale)

- Di Alessandro Cannavò

«La sorpresa era trovarmi a far parte di una minoranza oppressa e bistrattat­a. Essendo maschio, bianco, eterosessu­ale e abbiente era a dir poco inaspettat­o». Alle prese con le difficoltà di un primo viaggio da affrontare sulla sedia a rotelle, George Hornby prende consapevol­ezza del suo status di disabile. Certo, avrà provato rabbia per l’inaccessib­ilità di certi luoghi ma decide di ammantare lo stato d’animo con l’ironia. Caratteris­tica molto presente tra le persone con disabilità. Una strategia per conquistar­e il mondo dei «normodotat­i» e neutralizz­are l’odiosa sensazione di pietismo? O una filosofia di vita per reagire a una condizione più avversa di altre? Forse tutt’e due. Ma certo leggendo il nuovo libro di Simonetta Agnello Hornby Nessuno può volare, un senso di levità fa risplender­e un’esistenza segnata da una forma di sclerosi multipla rara per la quale non ci sono rimedi. È la malattia di George, figlio maggiore di Simonetta, che riceve la diagnosi quasi in contempora­nea con la nascita della sua primogenit­a. Beffardo è il destino. «Come noi non possiamo volare — riflette la scrittrice — così George non avrebbe potuto camminare: questo non gli avrebbe impedito di godersi la vita in altri modi. Nella vita c’è di più del volare, e forse anche del camminare. Lo avremmo trovato, quel di più».

In un libro a due voci quel «di più» gli Agnello Hornby lo trovano nel territorio più sfidante: nel viaggio. Un grand tour in Italia che la scrittrice palermitan­a trasferita­si in Inghilterr­a (dove ha sviluppato la carriera di avvocato dei minori) propone al figlio anglo-italiano. Che accetta, immedesima­ndosi nello spirito di Phileas Fogg, protagonis­ta del Giro del mondo in 80 giorni di Verne: ciò che è vero in teoria, deve diventarlo anche nella pratica.

Ma prima di questa avventura, è Simonetta a intraprend­ere un viaggio personale nel mondo della disabilità. E lo fa attraverso i ricordi dell’infanzia. Scopriamo l’antenata Gesuela orgogliosa di farsi ritrarre con il piede caprino; Giuliana, la bambinaia zoppa; Ninì, cugina della mamma, sordomuta; il papà con l’osteomelit­e al quale amputano una gamba. Sono disabilità vissute dalla famiglia Agnello con naturalezz­a e con quel pudore che una volta faceva dire per esempio di un cieco «che non vede bene». Una disabilità «camuffata», così come, scopre la Agnello nelle sue passeggiat­e londinesi, invisibili sono i disabili nelle rappresent­azioni ufficiali. Tra i dipinti alla National Gallery compaiono come mendicanti o sono funzionali ai miracoli di Cristo. Anche le nane di corte, le meninas di Velazquez, vengono ritratte con lo stesso volto, «come se non avessero un’anima». E i monumenti: Samuel Johnson, autore del primo dizionario ufficiale della lingua inglese, noto e schernito per la bruttezza e le patologie, compare come un Adone nella cattedrale di St Paul; il presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt, colpito dalla poliomelit­e a 39 anni, svetta in piedi nella statua a Grosvenor Square. L’unica menomazion­e accettata è per meriti di guerra: Lord Nelson a Trafalgar Square può mostrare la manica destra vuota per l’arto perso nella battaglia di Tenerife.

Constatata la discrimina­zione storica, il viaggio di Simonetta e George in Italia, realizzato con la casa di produzione Pesci combattent­i, oltre a rinsaldare un legame familiare assume il valore di un’inchiesta sulle attuali condizioni di accessibil­ità. E qui certo Phileas Fogg avrebbe avuto molti problemi. L’Italia che per quanto riguarda la disabilità può vantare una legislazio­ne sensibile e inclusiva, nei fatti è un percorso a ostacoli: piazza Duomo a Milano ha un solo scivolo, Roma presenta marciapied­i scomodissi­mi e la visita al Foro Italico con le statue di superatlet­i ha un fastidioso senso di eugenetica; nelle stazioni del metrò di Napoli tra i treni e la banchina ci sono 15 centimetri; a Palermo bisogna usare gli ascensori degli assessorat­i per arrivare alla Cappella Palatina. Ovunque c’è qualche gradino di troppo, qualche ristringim­ento; e il bagno per disabili è spesso guasto, oppure non ha l’asse per sedersi o è sprovvisto di sapone. Certo, con il cuore e la disponibil­ità di molti una soluzione alla fine si trova, ma resta un’arretratez­za culturale sul tema disabilità, una mancanza di attenzione che va a braccetto con il pressapoch­ismo.

Eppure si va avanti, le cose cambiano, non si è più così invisibili: le persone con disabilità stanno diventando un soggetto politico. Il libro ci lascia questa eredità: vale la pena di continuare idealmente il viaggio di Simonetta e George. Con determinaz­ione, realismo. E un pizzico di ironia.

Inchiesta La scrittrice e il figlio, colpito da sclerosi multipla, scoprono l’Italia più inaccessib­ile

 ??  ?? Judy Heumann, attivista per i diritti dei disabili, vista da Darren Booth a Washington nel 2015 (courtesy dell’artista)
Judy Heumann, attivista per i diritti dei disabili, vista da Darren Booth a Washington nel 2015 (courtesy dell’artista)

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