RITRATTI D’ARTISTA
LE ARIE DI MORRICONE E IL TALENTO DI MIRGA TUTTI GLI UOMINI (E LE DONNE) DI SIR PAPPANO
Dal 5 ottobre parte la nuova stagione dell’Accademia di Santa Cecilia. Qui il direttore musicale si diverte a tratteggiare piccole biografie dei protagonisti. «Lisiecki? Bravo da far ingelosire. Ennio poi sa tutto di Puccini. Vi stupiremo»
Antonio Pappano il 5 ottobre riapre la «casa» di Santa Cecilia. Dodicesima stagione come direttore musicale, l’ossatura della stagione è nelle sue mani con undici concerti. Si comincia da Re Ruggero, di Szimanowski (1924) mai data a Roma, affidata nella forma semiscenica ai videoartisti Masbedo e a Mariano Furlani che ha curato la drammaturgia visiva. «Una musica cinematografica, sontuosa, ricca di colori. Ci sarà un aspetto da performance, un’incognita per il pubblico», dice Pappano. È l’opera con cui nel 2021 tornerà alla Scala, ma con la regia del danese Kasper Holten, già presentata al Covent Garden di Londra. La musica è fatta di incontri. Vediamo con lo sguardo di Pappano, rapide pennellate, alcuni celebri artisti ospiti.
Ennio Morricone dirigerà «Voci dal silenzio».
«È un pezzo sull’onda delle emozioni suscitate dopo l’11 settembre. Ho conosciuto Ennio quando curai un programma sull’opera italiana per la Bbc. Lo intervistai a Cinecittà e mi sorprese la sua conoscenza di Puccini. Ha un’aria apparentemente severa, ma parlando di Turandot e di altri capolavori il suo viso si illuminava».
Anne-Sophie Mutter non veniva a Roma dal 1992.
«Però venne a sentirci a Monaco di Baviera. Dovevamo rettificare questo strappo! Presenteremo il Concerto per violino di Beethoven, e andremo in tournée a gennaio in Germania».
Martha Argerich.
«Ho debuttato tante pagine musicali con lei, Ciajkovskij, Schumann, Liszt, il Terzo di Prokofiev che porteremo tra meno di un mese a New York, dove torneremo dopo 48 anni. Prima di entrare in palcoscenico mi dice sempre: mi raccomando, non troppo veloce. Poi si siede al pianoforte e va come una Ferrari. Sarà anche nella stagione da camera in trio con la Jansen e Maisky».
Il giovane Jan Lisiecki.
«Con lui farò il secondo Concerto per pianoforte di Chopin e non vedo l’ora, essendo polacco. Aveva 18 anni quando lavorammo insieme la prima volta ai Proms di Londra, ero così impaurito e ingelosito per la sua bravura».
Il violino di Lisa Batiashvili.
«Sarà artista in residenza a Santa Cecilia, dunque avrà più impegni. Noi due faremo il Concerto di Ciajkovskij, lei è Fire and Ice, fuoco e ghiaccio, nel suo suono c’è una luce persistente, come il sole di mezzanotte».
Altra violinista, Jansen.
«Abbiamo un rapporto stretto, stiamo cominciando a fare anche musica da camera, lei è diversa da Lisa, ma sono tutte e due belle! Ha un suono spontaneo, che sembra nascere sul momento».
Daniele Gatti.
«La cosa importante non è solo scoprire nuovi talenti e far debuttare giovani direttori ma avere un rapporto più stretto e a lungo termine con certi artisti come Semyon Bychkov che farà uno dei miei pezzi preferiti, Le Campane di Rachmaninoff, o come Daniele che continua l’esplorazione del pianeta Schumann».
La direttrice lituana Mirga Grazinyte-Tyla.
«È da poco più di un anno alla guida dell’Orchestra di Birmingham, ruolo che era stato ricoperto da Nelsons, Oramo e Simon Rattle. Grande dinamismo, una maturità che supera i suoi 31 anni. Non mi interessa più di tanto che sia donna, l’abbiamo scelta perché è brava. Farà un programma raffinato, da Debussy a Messiaen».
Il compositore finlandese Einojuhani Rautavaara.
«Faremo Angel and Visitations. È la grande scuola scandinava, da cui viene il nostro direttore ospite principale Mikko Franck che proporrà l’Olandese Volante di Wagner. Lo sviluppo dell’Orchestra nasce anche dal nuovo repertorio per il pubblico».
Il direttore del coro di Santa Cecilia Ciro Visco.
«Il nostro progetto Bach è stato straordinario. Ma quando lavoriamo alla Messa da Requiem di Verdi reimposta il suo approccio. Ha trovato uno stile internazionale, penso alla pulizia e alla flessibilità delle voci, un colore brunito che pochi complessi vocali hanno».
La Russia di Yuri Temirkanov e di Valery Gergiev.
«Yuri è il nostro direttore onorario, lui abbraccia l’orchestra. Gergiev è diabolico, imprevedibile, un vero artista».
Manfred Honeck.
«Direttore principale a Pittsburgh, si è innamorato della nostra orchestra. Ha un gesto che ricorda Carlos Kleiber, furono amici; Manfred poi prima di dirigere è stato anni come violinista ai Wiener, e ora c’è suo fratello. È cattolico, nei gusti musicali si vede».
Lei dice che il direttore musicale è come un allenatore di calcio. Ma il suo Benevento non se la passa bene.
Sorride. «Fiero che sia venuto in A. Lasciamo passare qualche mese».
La cosa importante non è solo scoprire nuovi talenti e far debuttare giovani direttori ma avere un rapporto più stretto e a lungo termine con certi artisti