Corriere della Sera

La missione possibile di Vettel

Ieri Ferrari ok e Mercedes in difficoltà, gli uomini della F1 convinti che Hamilton non abbia ancora vinto

- Flavio Vanetti

DAL NOSTRO INVIATO

C’è un «gremlin» — assicura Toto Wolff — che ha confinato la Mercedes «al peggior venerdì che si ricordi», lenta, poco bilanciata, balzana (sia Hamilton sia Bottas hanno brutalment­e assaggiato il fuoripista e la ghiaia) e soprattutt­o a 1”4 da Vettel e Raikkonen che, una volta cessata l’acqua del mattino nella quale sguazzava meglio la Red Bull, hanno portato in testa la Ferrari. Prove che non sono oro colato, prove che terminano 20’ prima perché Grosjean rischia la pelle centrando la grata di un tombino sollevato da Bottas, prove che attendono la verifica del sabato e della qualifica. Prove, però, che suggerisco­no che la Ferrari ferita è pronta a risollevar­si e ad assecondar­e il consenso che la circonda. Questa, infatti, è una breve inchiesta tra team principal e altri personaggi del circus per scoprire che le quotazioni iridate del Cavallino e di Vettel restano buone anche con la tara del disastro di Singapore.

Missione possibile. Se il campionato ancora lungo è il primo vantaggio, come dice Claire Williams, il secondo sta nella mentalità di Sebastian, concetto di Frederic Vasseur (Sauber) e di Helmut Marko. Quest’ultimo è stato il mentore di Seb, le pieghe del suo carattere non gli sfuggono: «Vi assicuro che ci proverà fino in fondo, non è il tipo che molla e saluta». Ross Brawn, che ha ancora nella mente i giorni a fianco di un Michael Schumacher dominante, sottoscriv­e: «Vettel è un combattent­e: non rinuncia mai». Anche Christian Horner, come Marko, conosce bene l’ex ragazzo prodigio: l’ha cresciuto alla Red Bull. Alle missioni impossibil­i di Seb, è abituato. «Penso alle rimonte vincenti del 2010 e del 2012: se fa il cacciatore è a suo agio. Restano 150 punti in palio, Sebastian deve solo temere le defaillanc­e meccaniche e le penalità. Oltre alla forza della Mercedes, è chiaro». Ecco un punto chiave: non avere problemi con la monoposto. «L’auto deve assisterlo — dice Eric Boullier della McLaren —: allora emergerà lo spirito da fighter di Vettel. Sebastian spingerà al massimo, con Hamilton sarà un duello più psicologic­o che tecnico».

Sulla forza della mente fa leva pure Günther Steiner, al comando della Haas: «Sì, conterà la psicologia. Sia sul fronte della durezza, nel segno del “never give up”, sia su quello della serenità: il tedesco non ha più nulla da perdere e Hamilton potrebbe accusare guai o incappare in incidenti». Non si gufa nessuno, d’accordo. Ma pensare a una Mercedes alle prese con qualche intoppo non è illogico. Il team principal della Toro Rosso, Franz Tost, lo fa con piglio quasi profetico («La strada è lunga e in F1 capitano tante cose») mentre, al telefono dall’Italia, Mario Almondo, responsabi­le dell’area tecnica della Brembo con una lunga militanza nella Ferrari, aggiunge: «Vi ricordate il poggiatest­a che a Baku condizionò Hamilton? Peseranno pure i dettagli».

Almondo introduce un’altra riflession­e: «Se il crash di Singapore fosse avvenuto a inizio stagione, oggi reagiremmo in modo diverso. Le cifre tracciano uno scenario complicato, ma ancora non condannano: è fondamenta­le che Vettel non sia vittima della situazione emotiva». A proposito di numeri, ecco infine Mario Isola, d.t. della Pirelli. Va di statistica: «Uno studio sostiene che Sebastian si è giocato il 26% di chance. Io arrotondo a 30% e aggiungo che deve recuperare 4,5 punti a Gp: non pochi, ma nemmeno troppi. Vettel ha poi fiducia totale nella macchina. È un vantaggio: finalmente sa di potercela fare con la Ferrari. E per la Rossa arrivano circuiti più favorevoli che negativi». Sepang pare il primo.

Horner Penso alle rimonte del 2010 e del 2012, se fa il cacciatore Seb è a suo agio e poi ci sono ancora 150 punti in palio Isola Vettel si è giocato il 30% delle chance, ma il recupero è possibile e ora i circuiti saranno più favorevoli alla Rossa

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