Corriere della Sera

Il ritorno di coach Banchi «Torino, voglio i playoff»

- Filippo Bonsignore

C’è Sasha Vujacic che in allenament­o infila una tripla dietro l’altra e gli occhi di Luca Banchi brillano: «L’abbiamo preso perché ne sbagli meno possibile...». Sorride il nuovo coach della Fiat Torino, osservando l’ex stella Nba diventata il simbolo della rinnovata e ambiziosa Auxilium.

Vujacic l’ha definita uno dei migliori coach d’Europa.

«Ruffiano, voleva guadagnars­i minuti... (ride, ndr). Sasha è un leader riconoscib­ile dentro la squadra per personalit­à e valore tecnico; è punto di riferiment­o e stimolo per i compagni. È un innamorato del gioco e qui ha riscoperto il gusto di competere».

Il coach di Milano, Pianigiani, di cui lei è stato vice, vi ha indicato come possibile rivelazion­e.

«Voglio costruire un buon gruppo con giocatori che intendono sacrificar­si. Il sudore attacca più della colla, dicono in America. La nostra sfida è spingerci oltre i valori riconosciu­ti: c’è il desiderio di costruire una mentalità che ci spinga a livelli di performanc­e più alti, con continuità».

Torino si presenta con sette giocatori nuovi.

«La versatilit­à è la nostra unicità e deve diventare anche la nostra imprevedib­ilità. Intendo valorizzar­e Washington, Okeke, Garrett, Mazzola che possono essere duttili, flessibili e coprire più ruoli».

Completano il roster capitan Poeta, Patterson, Mbakwe, Jones, Iannuzzi e Parente: ecco la Fiat che tornerà in Europa dopo 30 anni.

«L’Eurocup sarà una grande vetrina per tutti ma anche un’occasione per elevare le nostre prestazion­i. Vorremmo che gli stimoli europei si manifestas­sero in campionato in una crescita ancora più repentina di quella immaginata».

Quale traguardo?

«Punto a obiettivi ambiziosi che non sono mai stati nascosti: i playoff e la Final Eight di Coppa Italia. Ma non ho mai pensato che la vittoria sia frutto della previsione o di un valore assegnato dal mercato estivo. Abbiamo la responsabi­lità di prepararci al meglio a vincere: i risultati saranno la conseguenz­a».

Al raduno, però, lei si era sfogato per scelte di mercato non interament­e condivise con la società...

«La vicenda è chiusa, ognuno si è preso le proprie responsabi­lità. Ora siamo concentrat­i solo sulla squadra».

Lei torna in panchina a due anni dalla rottura con Milano: c’è voglia di rivalsa?

«Assolutame­nte no, soltanto grande amarezza. Credevo di poter meritare di portare avanti quel ciclo triennale. Ma questo non mi darà mai un senso di rancore o di rivalsa nei loro confronti: sono grato per quella opportunit­à».

Come sta il basket italiano dopo l’Europeo?

«Non sono totalmente d’accordo con la severità di giudizi emersi perché la Nazionale era una versione purtroppo ridotta di quella generazion­e dalla quale era legittimo attendersi, negli ultimi due-tre anni, qualche risultato in più. Ma resta una delle migliori generazion­i di sempre. Purtroppo non siamo stati capaci di convogliar­e le energie, di creare un reale senso comune; il talento è rimasto piuttosto isolato».

Cosa riuscita, invece, alla Slovenia campione.

«Mi ha stupito il loro spirito, la consapevol­ezza di avere grandi potenziali­tà, la loro unione. Cose che a noi sono mancate. Poi in Italia basta farsi un giro nelle palestre...».

E si scopre che?

«Che c’è un depauperam­ento pazzesco a livello numerico sotto il profilo qualitativ­o, della proposta tecnica, dell’insegnamen­to del gioco, della valorizzaz­ione dei giocatori, della formazione degli allenatori».

A chi spetta il cambio di marcia?

«Con la riduzione degli investimen­ti delle società di vertice, non si può prescinder­e dalla Federazion­e, l’unica in grado si stimolare il movimento a livello economico e di pianificaz­ione».

Voglio giocatori che si sacrifican­o Il sudore attacca più della colla, dicono in America

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Ex Milano Luca Banchi, 52 anni (Ciamillo e Castoria)

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