Corriere della Sera

Sigilli e marce, tensione ai seggi

Marce unitarie in molte città. A Barcellona 300 teste di cuoio

- di Andrea Nicastro di Antonio Polito

La domenica del referendum in Catalogna. Madrid ha sigillato migliaia di seggi. Gli indipenden­tisti, che hanno occupato 163 scuole sedi di seggi, invitano alla resistenza pacifica e annunciano: «Voteremo lo stesso». Ieri in piazza anche i catalani che non vogliono la secessione.

La convocazio­ne è alle cinque del mattino, quattro ore prima dell’apertura ufficiale dei seggi per il referendum unilateral­e della Generalita­t catalana, dichiarato illegale dal Tribunale costituzio­nale spagnolo. I tre papà quarantenn­i promettono di schierarsi puntuali sul portone della scuola. Non sono «barricader­i»: Marc, Roger e Oriol si definiscon­o economisti e imprendito­ri, vestono camicie su misura e polo firmate, e sono davvero molto arrabbiati con Madrid «che non sostiene le piccole aziende e perpetua un sistema di potere ereditato dal franchismo». Carme Llaras, professore­ssa in pensione, è ancor più combattiva. Lei e la sua stampella, dalle aule della Escola del Treball, un enorme edificio industrial­e nel cuore di Barcellona, non si muoveranno fino all’alba. «Gira voce che i Mossos d’Esquadra (la polizia regionale, ndr) hanno ordine di tornare tra mezzanotte e le sei per chiudere la scuola e impedirci di votare — spiega senza prendere fiato —. Ma non possono sgomberare i seggi se all’interno ci sono persone vulnerabil­i, anziani o disabili come me, e noi ci stiamo allenando alla resistenza pacifica». Trascina per terra la sua amica Angels, una bella signora bionda, borghese e un po’ reticente, e assieme mostrano l’«arma» della lotta catalana: «Ci avvinghiam­o gli uni agli altri, una lunga catena umana, e come ci spostano?». Forse Gandhi non lo sapeva, ma nell’aspirante Republica de Catalunya è un gioco per bambini, si chiama «sradica la cipolla» ed è tornato di moda anche tra gli adulti nel quartiere Eixample, benestante e «rebelde».

Nuria con il piercing sul labbro, intanto, suona la chitarra in circolo con gli altri ragazzi, i sacchi a pelo già aperti alle spalle, un gruppo di bambini disegna accanto alla porta e nell’atrio un’anziana coppia si mette a ballare al suono di una fisarmonic­a. «Facciamo attività ludiche, concerti e jam session. Mica siamo sovversivi, no?», sorridono i giovani che qui lottano insieme ai nonni, insegnando loro ad usare «il WhatsApp».

E le urne? Nessuno le ha viste, tranne quell’unica scatola cinese mostrata in tv dai leader indipenden­tisti. È il grande mistero di questa consultazi­one unilateral­e che Madrid non vuole, a qualsiasi costo. Il referendum è stato «annullato», ha annunciato ieri sera il portavoce del governo spagnolo Iñigo Mendez de Vigo dopo che il ministero degli Interni ha assicurato che «quasi tutti i seggi», 1300, sono sigillati. Almeno a Barcellona, non sembra così. Le scuole ieri sera erano spalancate, invase da centinaia di cittadini con il pigiama nello zainetto, in un clima da sagra paesana. Si danza, si canta, si gioca, si cucina la paella o la «cena popolare». Eppure la paura c’è. La strategia di Madrid è ormai chiara: per primi si muoveranno i Mossos, gli agenti catalani, finora piuttosto benevoli. Poi si vedrà. In città sono arrivati 10.000 militari e agenti spagnoli, tra Guardia Civil e Policia Nacional, oltre a 300 teste di cuoio.

Contro il referendum «illegale» si sono mobilitati ieri anche i nazionalis­ti spagnoli a Madrid (10.000 persone), a Barcellona (qualche migliaio) e in molte altre città della Spagna. Il grido comune: «Puigdemont, a prisiòn», in prigione il President che vuole la secessione. Davanti al municipio di Barcellona qualcuno ha bruciato pure una «estelada», la bandiera catalana. Madrid sostiene di aver mandato a monte il piano B degli indipenden­tisti, il voto telematico: ieri, la Guardia civil ha preso il controllo del centro Telecom della Generalita­t. Eppure online si trovano vari siti e applicazio­ni che «comunicano» con gli elettori e il portavoce della Generalita­t non molla: «Tranquilli, si vota».

Il premier basco Iñigo Urkullu già pensa al dopo: ieri ha preso contatto con il premier spagnolo Mariano Rajoy e il presidente catalano Carles Puigdemont, come fa un maestro con due scolari litigiosi: da lunedì, avrebbe detto, iniziate a negoziare.

 ??  ?? Cortei a Barcellona alla vigilia del referendum per l’indipenden­za della Catalogna
Cortei a Barcellona alla vigilia del referendum per l’indipenden­za della Catalogna
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy