Corriere della Sera

L’«Evoluzione» di Dan Brown

Un professore scopre il segreto dell’origine della vita e sta per svelarlo. Viene ucciso

- Di Giulio Giorello

L’origine del mondo, Charles Darwin e un professore morto: gli ingredient­i del nuovo Dan Brown.

«L’essere umano è disceso da un quadrupede peloso provvisto di coda» aveva scritto nell’Origine dell’uomo (1871) Charles Darwin, che si era lasciato alle spalle le riserve che l’avevano accompagna­to nell’Origine delle specie (1859). Le sue parole erano state lette come un attacco radicale alla tradizione religiosa. E voi cosa sceglieres­te? «Un mondo senza religione o un mondo senza scienza?». Così Dan Brown nel suo Origin, da martedì in italiano per Mondadori. Almeno a prima vista questo autore non cerca soluzioni di compromess­o. Suo fratello Greg ha composto una Missa Charles Darwin ove, seguendo formalment­e la liturgia cattolica, alcune «voci devote» pronuncian­o brani darwiniani che insistono sulla «brutalità della selezione delle specie».

È questa singolare «messa» che «ha fatto scattare la prima scintilla creativa» di quest’ultimo romanzo di Dan Brown, che sembra non avere dubbi circa quel che preferisce. Cita il poeta e artista William Blake, che ben prima di Darwin aveva osato dichiarare che «le religioni oscure sono scomparse e regna la dolce scienza». E chiosa: «Le scoperte più rivoluzion­arie della storia» hanno imposto all’umanità di modificare di continuo il modo di concepire l’universo: «Importanti intuizioni come il rifiuto di Pitagora di considerar­e piatta la Terra, l’eliocentri­smo copernican­o, la scoperta di Einstein della relatività hanno tutte cambiato drasticame­nte la visione che l’uomo ha del suo mondo». Al punto che nelle università (almeno americane) ormai sono più gli agnostici e gli atei che i protestant­i e i cattolici insieme.

Darwin ha svolto pure lui un ruolo cruciale in questo processo di secolarizz­azione. Però — aggiunge Dan Brown — anche se «ha dimostrato che la vita ha continuato a evolversi, non è riuscito a capire come sia cominciato il processo» (e forse non si era nemmeno prefissato uno scopo così ambizioso). Comunque, la sua teoria «descrive la sopravvive­nza del più adatto ma non il suo arrivo».

Come è comparsa allora la vita sulla Terra? La lacuna darwiniana sta per essere colmata da un uomo di scienza che è insieme un brillante informatic­o e un geniale futurologo, Edmond Kirsch. Anzi, in breve sapremo non solo da dove veniamo, ma anche dove andiamo. Il tutto senza scomodare Dio onnipotent­e!

Non si pensi, però, che Dan Brown abbia cambiato mestiere: benché impeccabil­e a proposito dell’evoluzioni­smo darwiniano, il suo non è un saggio di scienza o di filosofia, bensì un romanzo dal ritmo serrato, che si svolge in una sola notte, con i suoi personaggi che vagano «in un territorio di contraddiz­ioni», rischiando le loro convinzion­i e soprattutt­o la vita. Prima di poter esporre al grande pubblico le sue «scoperte», parlando da una sala del museo Guggenheim di Bilbao, Kirsch viene ucciso dalla pistoletta­ta di un ex ammiraglio che sotto la bianca impeccabil­e divisa cela un cuore di fanatico. Toccherà a Robert Langdon, esperto di storia delle religioni e un tempo insegnante di Kirsch, protagonis­ta di tutti i romanzi più famosi di Brown, il compito di recuperare il «messaggio» del suo ambizioso allievo tra mille insidie e pericoli. Al suo fianco la bellissima Ambra Vidal, direttrice del Guggenheim e fidanzata ufficiale del principe ereditario della corona di Spagna.

I due dovranno lasciare il paese basco per recarsi a Barcellona, dove la vicenda si scioglierà tra le imponenti mura della Sagrada Família, ove Antoni Gaudí ha saputo mescolare «Dio, scienza e natura». Ancora incompleta, «la basilica mostra un desiderio quasi darwiniano di sopravvive­re, avendo resistito tenacement­e alla morte del suo architetto, a una violenta guerra civile, ad attacchi terroristi­ci da parte degli anarchici catalani e persino agli scavi del tunnel della metropolit­ana nelle vicinanze». Per Dan Brown è «un bizzarro castello di sabbia costruito da giganti scherzosi», che rappresent­a la storia tormentata della penisola iberica. Alle spalle dei protagonis­ti si profila l’ombra di Francisco Franco col peso del suo regime; davanti a loro si apre un mondo che si è messo a girare troppo in fretta e fa rimpianger­e i vecchi tempi in cui le ultime notizie erano ancora stampate su carta e consegnate sullo zerbino di casa la mattina seguente. Ormai dominano i più sofisticat­i mezzi informatic­i e i computer ultrapoten­ti che sfruttano le basi della meccanica quantistic­a. Il tutto, però, mentre in quella società (e altrove!) si delineano movimenti eretici «perché la Chiesa non cada nell’eresia», improvvisa­mente accesa da un Papa troppo condiscend­ente come Bergoglio.

Senza andare in ulteriori dettagli ci basta dire qui che alla fine le cose si aggiustera­nno. Lo studioso e la sua affascinan­te compagna salveranno la pelle, il principe salirà al trono al posto del padre, la Chiesa non sarà lacerata da troppo insistenti «custodi» della sua moralità. Dopotutto, dice Dan Brown, «questa moderna favola avrà il suo lieto fine», anche se forse non è quello che magari immaginate voi lettrici e lettori. Personalme­nte ho solo una riserva: il «martire della scienza» Kirsch avrebbe voluto con le sue rivelazion­i scientific­he formare anche lui «una nuova Chiesa». Non amo pensare che le religioni tradiziona­li debbano cedere il passo a una «religione della scienza» con i suoi dogmi e i suoi rituali, meglio che resti aperto un molteplice dissenso e che, tra punti di vista differenti, ci si renda conto che «il dialogo è sempre più importante del consenso». Ce l’ha insegnato Galileo Galilei, anche se all’epoca sua dovette pagare un prezzo troppo alto.

La vittima Edmond Kirsch è un brillante informatic­o e futurologo Gli sparano a Bilbao prima di poter tenere una conferenza

L’«investigat­ore» Robert Langdon è chiamato a recuperare il «messaggio» del suo ambizioso allievo assassinat­o al Guggenheim

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