«Ricordo gli schiaffi delle suore franchiste»
I politici illustrano le loro ragioni di dati, citazioni, argomenti economici e storici. Ma evitano i tabù, l’indicibile. La gente «normale» no. Basta scavare un poco sotto i discorsi consueti per scoprire che dentro la crisi secessionista che la Catalogna sta imponendo al resto del Paese ci sono anche le cicatrici di una Spagna che non ha finito di fare i conti con il suo passato. Repubblicani e franchisti, rossi e neri non esistono più sulla scena politica, ma sono rimasti nei cuori delle persone.
Rosa Soteras ha 65 anni, è vedova e manda avanti un bar con cucina con frutti di mare fenomenali. «Sono indipence dentista. D’altra parte mio nonno era repubblicano e mio padre anche. Se la Spagna fosse una buona Repubblica potrei anche restare. Ma no, troppi lutti, troppe ingiustizie. Se possiamo andarcene meglio per tutti. A cosa serve un re se sta zitto come un pesce? Se non ha ruolo, facciamone a meno».
Ma signora, lei è per la secessione o la Repubblica?
«Tutt’e due. Quando ero piccola al collegio, le suore a sentirmi parlare catalano mi davano uno schiaffo sulla testa: “Parla cristiano” dicevano e intendevano “spagnolo”».
Però ci sono stati 40 anni di democrazia.
«Sì e chissà che un federalismo non sarebbe stato sufficiente. Ma ora è troppo tardi. Vedo un intero popolo coinvolto come non mi è mai capitato in vita mia e una soluzione bisognerà trovarla. Ma insieme ormai non si può più stare».
Cosa le hanno fatto gli spagnoli?
«Siccome noi siamo stati sempre i più avanzati economicamente, ci invidiano e sfruttano. Ci sono regioni più povere dove hanno le autostrade gratis mentre noi dobbiamo pagarle, dove c’è un computer per ogni studente mentre da noi nulla. Non è giusto è troppo».
Se la Spagna fosse una repubblica potrei anche restare .... Ma no, troppi lutti e ingiustizie Chissà, forse un federalismo sarebbe stato sufficiente, ora è tardi. Il popolo è coinvolto come mai prima