Albiol, leader dei Popolari catalani: «Scommettiamo sull’unità»
rappresentare il partito del premier spagnolo Mariano Rajoy, bersaglio prediletto degli indipendentisti. Il Pp è accusato di ogni nefandezza: dalla corruzione all’eredità franchista, dal rifiuto al dialogo al cieco unionismo.
Lei però parla catalano, anche lei separatista?
«Questo è un conflitto artificiale fomentato negli ultimi anni per ragioni politiche, ma l’immensa maggioranza di noi vive l’essere spagnolo e catalano, questa doppia identità, senza alcun problema».
L’indipendentismo mostra una presa fortissima sulla popolazione.
«Noi che scommettiamo sull’unità, abbiamo a nostro favore argomenti legali e storici. Eppure, pur partendo svantaggiato, l’indipendentismo è stato capace di costruire un immaginario emotivo che utilizza a livello mediatico in modo fenomenale. Lo Stato deve imparare a trasmettere sensazioni, deve andare al di là dei numeri e della ragionevolezza. Però c’è un altro problema».
Quale?
«Una parte dei catalani non può identificarsi nel Progetto Spagna perché in Catalogna è stato cancellato da tutti gli ambiti. Il principale errore della transizione dal franchismo alla democrazia è stato trasferire la competenza sull’educazione alle Comunità autonome. Nel caso catalano, la Generalitat ha agito con slealtà verso lo Stato, penalizzando la lingua castigliana e tutto quanto identificasse l’essere spagnolo. Paghiamo ora le conseguenze. Non potremo recuperare a livello centrale le scuole, ma lo Stato deve aumentare la sua presenza in Catalogna».
Una crociata culturale?
«Una battaglia trasversale, direi. Bisogna riuscire a trasmettere cultura, valori sociali attraverso sport, comunicazione mediatica. La situazione che stiamo vivendo è frutto di una strategia cominciata 35
Xavier García Albiol, 49 anni, è leader del Partido popular in Catalogna, che alle ultime elezioni ha ottenuto appena l’8,5% dei voti
● Rappresenta il partito del premier spagnolo Mariano Rajoy, bersaglio prediletto degli indipendentisti anni fa dalla Generalitat. Quello che potremo fare noi avrà frutti, forse, fra 10 o 15 anni. Ma bisogna cominciare».
Il fronte indipendentista accusa il governo Rajoy di non aver voluto dialogare.
«I governanti catalani hanno preteso che durante la peggior crisi economica degli ultimi 50 o 60 anni, il governo di Spagna rivedesse di ripartizione finanziaria con la Catalogna mentre la priorità era evitare di essere commissariati dalle istituzioni internazionali per il debito e la situazione disastrosa delle finanze».
E ora come se ne esce?
«Scioglimento del Parlament regionale e elezioni anticipate. Sono convinto che tutti gli indipendentisti si mobiliterebbero, ma questa volta anche quella parte di elettorato che non considera importante il voto locale andrebbe alle urne. Salirà il numero degli elettori e vedremmo risultati che non si aspetta nessuno».
La ragione è dalla nostra parte. Ma lo Stato impari a trasmettere anche emozioni (come fanno i rivali)