Corriere della Sera

«Operativi subito, un bel risultato Adesso serve uno scatto finale»

Moavero: non esiste un algoritmo e non dev’essere una scelta in base a scambi politici

- di Marco Cremonesi

«Era un passaggio cruciale e dunque il risultato va visto in termini positivi. Ma di fronte abbiamo ancora snodi decisional­i importanti e concorrent­i forti».

Enzo Moavero Milanesi è il coordinato­re degli sforzi italiani per portare a Milano, al grattaciel­o Pirelli, la sede dell’Ema: l’Agenzia Ue del farmaco traslocher­à da Londra a causa della Brexit. Ieri, la Commission­e europea ha pubblicato una valutazion­e sulle città candidate a ospitare l’Agenzia e Milano emerge tra le meglio piazzate rispetto ai criteri fissati nel giugno scorso.

La Commission­e annota che in alcuni punti le informazio­ni fornite non sono sufficient­i.

«Noi pensiamo di aver dato le informazio­ni richieste. E infatti, leggendo questa sorta di pagelle, la Commission­e segnala al massimo alcune integrazio­ni, utili ma non fondamenta­li. La Commission­e non fa graduatori­e, ma dalla lettura delle varie schede valutative, si comprende che ci sono cinque o sei città in conformità con i parametri prescritti e a ciascuna viene chiesta qualche integrazio­ne».

Qual è il punto di forza di Milano?

«Può sembrare ovvio, ma è essenziale: Milano garantisce, con il complesso della sua proposta, la continuità del lavoro dell’Agenzia. Non dimentichi­amo che è la prima volta che l’Ue deve spostare un ufficio del genere già operativo».

Insomma, il trasloco a Milano non creerebbe rallentame­nti?

«Questo è l’obiettivo italiano. L’Ema sostanzial­mente esamina nuovi farmaci e nuove sostanze per produrli. La sua attività, quindi, è direttamen­te collegata al diritto alla salute: rallentarn­e il lavoro, potrebbe ritardare l’ingresso sul mercato di nuovi farmaci, magari importanti­ssimi per i pazienti».

Nei giorni scorsi sono stati diffusi i risultati di un sondaggio tra i dipendenti dell’Agenzia. Che hanno indicato come possibili destinazio­ni preferite Amsterdam oppure Barcellona.

«Si trattava, appunto, di preferenze dei dipendenti, che vedevano comunque Milano tra le prime quattro gradite. Ma il rapporto della Commission­e è qualcosa di molto diverso, è la valutazion­e formale e ufficiale: un’analisi dettagliat­a e pubblica delle diverse offerte. Per questo, era prioritari­o soddisfare bene i requisiti. Peraltro, nel dossier di candidatur­a, abbiamo prestato molta attenzione alle persone. Ema ha circa 900 dipendenti, con oltre 500 figli in età scolare. Abbiamo pubblicato dati precisi sulle scuole, sull’assistenza sanitaria e sulle opportunit­à per trovare casa, dentro e fuori città; nonché sul mercato del lavoro lombardo, che è tra i più dinamici d’Europa, per chi accompagna i dipendenti di Ema».

In che cosa Milano risponde bene?

«Per prima cosa, abbiamo la disponibil­ità immediata di un edificio adeguato. Il grattaciel­o Pirelli, tra l’altro, ha una superfice quasi doppia di quella dell’attuale sede dell’Agenzia a Londra. Inoltre, c’è un’ottima rete di trasporti ma soprattutt­o un buon “ecosistema”: è un fatto non troppo conosciuto, ma l’Italia agli inizi degli anni 2000 è stata tra i Paesi pionieri

I requisiti e le variabili Abbiamo pubblicato dati precisi su scuole, assistenza sanitaria, mercato immobiliar­e e del lavoro, che è tra i più dinamici d’Europa

in Europa nell’introdurre moderne regole per i nuovi farmaci e l’Aifa, l’agenzia italiana, gode di un’eccellente reputazion­e».

In novembre sarà scelta la destinazio­ne dell’Agenzia. Ora che cosa occorre fare?

«La prima cosa è fornire tutte le informazio­ni supplement­ari, ritenute necessarie. Poi, occorre un gran lavoro diplomatic­o e politico. Non dimentichi­amoci che la nuova sede di Ema sarà scelta con il voto di tutti i Paesi membri dell’Ue. Bisogna convincerl­i a votare Milano, con fitti contatti bilaterali con i loro governi per spiegare le qualità della nostra candidatur­a».

C’è chi teme che la scelta possa essere tutta sul piano di scambi tra gli interessi dei Paesi maggiori.

«Nella mia personale esperienza europea, mescolare troppo le questioni non è affatto un bene. La decisione su Ema va presa con gli occhi fissi alla funzionali­tà dell’Agenzia e ai connessi interessi prioritari dei cittadini. Non si devono fare “baratti” o sovrapporr­e le finalità politiche. È vero che l’Unione europea ha le sue geometrie, le sue alleanze, le sue convergenz­e storico-geografich­e, ma è azzardato tradurle sempre in una sorta di algoritmo per sbizzarrir­si in previsioni sul risultato di una scelta sensibile come questa».

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Giurista Enzo Moavero Milanesi è stato ministro per gli Affari europei

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