I rapporti
prima pensare all’alleanza perché non si può partire dalla coda». Il che significa, detto in parole povere, che prima Pisapia deve scegliere se seguire la strada che gli indica la maggior parte dei suoi. Ossia quella di un rapporto con il Pd.
Insomma, un’eventuale rottura tra Pisapia e gli scissionisti verrebbe salutata con favore al Nazareno. E ieri, a Parma, l’ex sindaco non ha rotto, però ha preso nettamente le distanze da certi progetti di Mdp: «Non sono io che li ho cercati, ma sono loro che hanno cercato me. Con Mdp ci sono delle differenze sulle quali bisogna fare chiarezza. Io non voglio fare una ridotta di sinistra che prenda il 3 per cento». E poi ha aperto con determinazione alla coalizione con il Pd: «Nel centrosinistra le cose che ci uniscono sono più di quelle che ci dividono».
Dunque, qualcosa si muove nel centrosinistra. Ma Mdp e Pd restano inconciliabili. Nessuna alleanza tra di loro. Solo un gioco del cerino per addossare gli uni agli altri l’onere della rottura. Una rottura inevitabile, stando a D’Alema.
Nel frattempo il Pd sta guardando anche al centro. C’è il gruppo «riformista» di Calenda. Ma c’è anche pure l’area cattolica che Renzi non intende trascurare. E infatti ieri era a Orvieto, a un convegno organizzato da dagli ex Ppi Fioroni e Gasbarra.
In quella sede, dopo aver detto che passerà i prossimi sei mesi (quelli che mancano alle Politiche) con «un’immagine di papa Francesco nel cuore», ha lanciato un appello: «Chi sta più a contatto con il mondo moderato deve far capire che non scegliere il Pd alle elezioni significa fare il più grande regalo possibile all’estremismo grillino o all’estremismo in camicia verde della Lega». ● ● ●