Tillerson si scopre: contatti diretti con Pyongyang Ma la tensione è alta
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
I leader si insultano, ma le diplomazie si parlano. Il segretario di Stato americano, Rex Tillerson, rivela ai giornalisti: «Sì, abbiamo due o tre canali di comunicazione diretta con la Corea del Nord. Abbiamo chiesto: volete discutere? E in effetti stiamo discutendo». Tillerson è a Pechino: una missione lampo per preparare la visita di Stato di Donald Trump, in programma a novembre. Il ministro americano ha visto il presidente Xi Jinping. Negli ultimi mesi il rapporto tra Stati Uniti e Cina si è complicato. Washington chiede pressioni più forti sul regime di Pyongyang. La risposta: d’accordo, ma dovete aprire un negoziato con i nordcoreani. Stando alle mezze frasi di Tillerson, potremmo essere vicini a questo passaggio. I primi segnali si erano visti nelle scorse settimane all’Onu: la Cina ha condiviso l’applicazione di altre sanzioni contro la Corea del Nord. Il 26 settembre, in conferenza stampa, Trump è tornato a ringraziare con enfasi Xi Jinping, per aver preso seriamente l’impegno a contrastare i piani di «Little Rocket man», cioè Kim Jong-un.
Le manovre politiche, comunque, si stanno sviluppando sotto traccia. In superficie il clima sembra addirittura peggiorare. La tv pubblica della Corea del Sud, Kbs, segnala «movimento di missili» dalla base Sanum-dong, a nord di Pyongyang. I sudcoreani temono «altre provocazioni» con il lancio di razzi a media gittata o intercontinentali. Due le date a rischio, sempre secondo l’emittente: il 10 ottobre, ricorrenza della fondazione del partito comunista cinese; il 18 ottobre, apertura del Congresso della stessa forza politica al potere in Cina.
Anche Trump, insulti a parte, ha fatto una mossa plateale, di sostanza, decidendo di inviare altre armi strategiche alla Corea del Sud, probabilmente bombardieri B-52, caccia Stealth e sottomarini a trazione nucleare. Prende forma, dunque, la strategia teorizzata dal Pentagono e dal dipartimento di Stato: dimostrazione di forza per spingere Kim Jong-un al dialogo. Ma i servizi segreti americani dubitano che possa funzionare.
Il fronte militare La tv sudcoreana segnala movimenti di missili dalla base Sanum-dong: si temono altre provocazioni, altri lanci di razzi