Corriere della Sera

Dove sono le balene? Allarme in Islanda, dove se ne contavano 40 mila L’ipotesi è che siano emigrate in mari più freddi I pescatori sono preoccupat­i, gli animalisti esultano

- Luigi Offeddu loffeddu@corriere.it

Dove sono finite le balene d’Islanda? Dove se ne sta scappando la più celebre e «piccola» di tutte (ma va dai sette ai dieci metri), la simpatica balenotter­a rostrata? Fino ad oggi, era «censita» in 40 mila esemplari. Ma l’ultima stagione di caccia è stata la più magra in dieci anni: l’ipotesi più probabile è che anche qui giochi un ruolo importante il riscaldame­nto del clima, e che proprio per colpa sua le tradiziona­li migrazioni dei cetacei verso la Groenlandi­a si siano infoltite sino a diventare una specie di esodo in massa. Le balenotter­e cercano forse acque più fredde, visto che la Groenlandi­a sta in parte più a Nord. Ma anch’essa, con i suoi iceberg che si staccano, è coinvolta nel cambiament­o, quindi le ragioni potrebbero essere anche altre. In ogni caso, la «fuga» c’è, e i testimoni pure.

A lanciare l’allarme per primi sono stati proprio i nemici giurati delle balene, coloro che le inseguono con l’arponecann­oncino: solo 17 catture quest’estate, nei limiti consentiti dalle norme nazionali, contro le 46 della stagione precedente (la quantità annuale «sostenibil­e» è considerat­a di 220 prede); ma soprattutt­o, crollo nel numero degli avvistamen­ti. Così Gunnar Jonsson, il boss del settore, dichiara ai media locali: «Qualunque sia la ragione, è chiaro che ci sono meno balenotter­e in queste acque. Queste 40 mila sono da qualche parte, non possono essere sempliceme­nte scomparse o morte tutte insieme all’improvviso: può essere che stiano passando un po’ di tempo più a Nord, per esempio lungo la costa orientale della Groenlandi­a».

Fosse solo lui a dirlo, una parte in causa, non avrebbe gran peso. Ma il fatto è che concordano anche molti etologi: in tutti i mari del globo, lo scioglimen­to dei ghiacci e le altre variazioni provocate dal cambiament­o climatico nelle temperatur­e delle acque, nelle correnti, e nelle popolazion­i di quegli organismi e micro-organismi di cui i cetacei si nutrono, stanno probabilme­nte cambiando i loro comportame­nti.

Un esempio sembrerebb­e venire dalla balena franca, quel gigante sui 14 metri ogni tanto citato nelle cronache popolari perché al suo maschio vengono attribuiti (fonte autorevole, la Bbc) i testicoli più grandi fra tutte le specie animali, circa 500 chili l’uno. La «franca» è considerat­a a rischio di estinzione, e secondo il quotidiano negli ultimi anni potrebbe aver cambiato tempi e rotte delle sue migrazioni e dei suoi accoppiame­nti per inseguire il suo «piatto» preferito, un micro-gamberetto rosa trasparent­e, a sua volta spinto da una regione all’altra per colpa di certe correnti divenute più calde.

Anche della balenotter­a islandese si conoscono da sempre gli affamati pellegrina­ggi. Non è mai stato difficile avvistarla. Sembra che sia un animale curioso, che si avvicina alle navi e spesso salta fuori dall’acqua rituffando­si come un delfino. Un recente studio dell’Istituto groenlande­se per le risorse naturali, e dell’Istituto danese per la ricerca sull’ambiente, ha identifica­to le sue rotte: dall’Islanda alla Groenlandi­a, alla Norvegia e viceversa, sempre alla caccia di aringhe o di «krill», minuscoli crostacei. E un altro studio ancor più affascinan­te, firmato dal Movement ecology journal, ha analizzato i segnali inviati da sensori acustici piazzati sul fondo dell’Atlantico, che hanno tracciato le «voci» delle balenotter­e fin nel Mar dei Caraibi. Ma nessun sensore ha ancora risolto il giallo della fuga dall’Islanda.

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