Corriere della Sera

BEATRICE BORROMEO

- (Olycom)

poi il Fatto ci fece il titolo di prima pagina».

Lavora sempre al Fatto Quotidiano?

«No. Ma quando ho delle cose, scrivo. Mi sono accorta a un certo punto che quello che desideravo non era a Roma. Così ho preso la decisione più difficile della mia vita e l’ho lasciato. Non avrei potuto fare la corrispond­ente da Monaco...».

Come l’ha presa Travaglio?

«Non era il primo dispiacere che gli davo. Già nel 2011 gli avevo chiesto l’aspettativ­a per il master di giornalism­o alla Columbia. Nella lettera di referenze scrisse che sperava che non mi prendesser­o così sarei rimasta al Fatto».

Siete in buoni rapporti, però.

«Ma certo! È un fratellone!».

E Michele Santoro lo sente ancora?

«Di rado. Gli ho mandato il documentar­io».

Che dice?

«Non è che dica mai molto, non è uno che ti fa i compliment­i. Mi aspetto sempre cose terribili da lui...».

Di quale servizio è più orgogliosa?

«Di sicuro, uno è l’intervista alla ragazzina violentata dal boss quando aveva 15 anni. Una settimana dopo l’uscita del pezzo, Genny Carra è stato arrestato».

Paura?

«È stata una delle poche cose avventate che ho fatto. C’era davvero il rischio che mentre ero lì potesse entrare qualcuno a sparare alla ragazza o ai genitori».

Ed era incinta.

«Presi la decisione in pochi secondi. Mi venne la ridarola. È stato un caso limite».

Il servizio che le ha dato più soddisfazi­one?

«Tutti quelli su Vittorio Emanuele di Savoia. In particolar­e la pubblicazi­one del video in cui confessava di aver sparato a Dirk Hamer».

Come lo ottenne?

«È il frutto di un lungo lavoro giornalist­ico, ci ho impiegato quasi un anno. L’ho avuto in maniera legale, eh...».

Racconti.

«La mamma di Dirk Hamer è una delle più grandi amiche di mia madre, conosco le sorelle, sono cresciuta sentendo la loro sofferenza. È uno di quei casi in cui il giornalism­o si trasforma in un’arma di giustizia».

Visto che ha citato sua madre, Paola Marzotto, parliamo di lei: in passato avete avuto scontri molto duri. È cambiato qualcosa dopo la nascita di Stefano?

«Lei è molto legata a mio figlio e ci tiene a vederlo il più possibile. Io ormai ho accantonat­o

Andrà in onda domenica 8 ottobre alle 21.15 su Sky Atlantic HD il docufilm «Bambini mai», con la regia di Beatrice Borromeo e Mia Benedetta

● Il documentar­io è ambientato a Caivano, Parco Verde, e racconta l’impegno della preside Eugenia Carfora e la sua lotta quotidiana contro l’omertà e l’abbandono scolastico in un contesto di degrado (in alto, un fermo immagine)

● Durante le riprese per problemi burocratic­i la scuola è stata chiusa e la preside assegnata a un altro istituto tutti i risentimen­ti che avevo da piccola, ci ho fatto pace, ora so che le persone sono come sono. Non c’è più nessuno della mia famiglia, inclusa mia madre, che mi faccia soffrire».

Suo padre, il conte Carlo Ferdinando Borromeo, lo sente più spesso?

«Quasi tutti i giorni. Lo chiamo “Paps”. È la personific­azione dell’affetto, è tenero. È quello che ti dice che ti vuole bene, che sei bravissima, che come fai tu le cose non le fa nessuno».

E a quale delle sue sorelle è più legata?

«È un periodo che le sento tutte molto. Con la povera Isabella succede sempre quando sono in auto... Lavinia l’ho vista anche adesso a New York, quando ho presentato il documentar­io all’Onu. Avrei voluto essere al posto suo a una delle sei cene alla Casa Bianca con Obama, ho chiesto un sacco di volte a Jaki di scambiarci, ma dice che i servizi segreti americani se ne sarebbero accorti...».

Sua nonna, Marta Marzotto.

«Ha lasciato un vuoto stranissim­o, riempiva la vita degli altri. È mancata quando ero incinta di due mesi. E non è stato l’unico lutto. All’ottavo mese è toccato a Franca (Sozzani, ndr): entrambe sarebbero state con me in sala parto. Certi dolori vanno vissuti, per poterli superare. Ma in quei momenti ho realizzato per la prima volta cosa vuol dire essere madre e mettere te al secondo posto: io ho messo tutta la mia forza perché il bambino non ne risentisse».

Voterà alle prossime elezioni?

«Sì, certo. Da italiana all’estero».

Per chi?

«Non per Di Maio. I 5 Stelle li considero una bellissima idea che non è mai riuscita a essere all’altezza delle promesse. Pensare che un cittadino venuto dal nulla potesse sconquassa­re il vecchio sistema è stato un tale fallimento con Virginia Raggi, che al Movimento ha fatto la peggior pubblicità».

Dunque chi resta?

«Detesto il Pd; finisco sempre per votarlo...».

Ma è matta a pubblicare su Instagram le sue foto in abito da sera con gli originali indossati dalle modelle?

«Non è mio quel profilo, lo scriva! Ho solo Twitter: @borromeobe­a».

Da piccola guardava i cartoni animati con le principess­e?

«No, guardavo Mila e Shiro: vincere la partita».

tanta fatica per @elvira_serra

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