Corriere della Sera

ITALIANI

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Alcuni di loro sono riconoscib­ili.

«I genitori mi hanno dato l’autorizzaz­ione. L’ho interpreta­to come un segno di speranza».

I loro sogni sono piccoli: uno vuole fare l’operatore ecologico come il padre, un’altra vuole sposare il figlio di uno spacciator­e perché «si deve sporcare solo le mani».

«Mi sono chiesta che futuro avrebbe avuto mio figlio se fosse nato qui...».

E invece quali sogni spera che abbia?

«Mi auguro che siano suoi. Gli darò tutte le chiavi, ma sarà lui a sceglierle. Lo aiuterò a diventare chi vuole, ma sempre nel rispetto degli altri. Sia io che mio marito condividia­mo l’idea che nostro figlio sia altro da noi. Anche se poi Pierre proverà a fargli fare vela e combattime­nto medioevale, lo so già... Ma qualunque cosa scelga, vorrei che trovasse il modo di avere un impatto positivo sul mondo».

I momenti più duri delle riprese?

«L’incontro con i bambini maltrattat­i. È come se a Caivano ci fossero diversi gironi danteschi e noi li abbiamo attraversa­ti tutti: pedofilia, camorra, droga. Il giorno che ho dovuto dare un fazzoletto a un tossico con la siringa ancora nel braccio, ho fatto la doccia più lunga della mia vita: volevo lasciar andare una sensazione, un mondo».

Il documentar­io ha accompagna­to la sua gravidanza.

«Ho finito il montaggio due giorni prima di partorire. Ho costretto la mia montatrice Cristina Flamini a vivere a Monaco per due mesi e mezzo senza mai uscire a bere un bicchiere di vino!».

E Pierre? Mai una lamentela?

«Non è il tipo. Pensa con la sua testa. È una persona sensibile e colta, in grado di capire le cose in anticipo. Legge gli altri in modo veloce. È molto sano di testa, ha i valori al posto giusto, un fortissimo senso della famiglia».

Vi siete conosciuti alla Bocconi, giusto?

«No, a Cannes. Ero lì per Annozero, per fare le riprese dopo l’uscita del Divo di Paolo Sorrentino. Pierre mi vede, si avvicina e dice: “I love you and I will marry you” (Ti amo e ti sposerò, ndr). Io risi. E lui: “You will see” (vedrai)».

L’abbiamo visto tutti. Nozze civili a Monaco il 25 luglio 2015, rito religioso alle Isole Borromee il primo agosto. È riuscita a lavorare anche al riceviment­o.

Ride. «Marco Travaglio mi aveva sfidato».

Non è normale fare un’intervista alla festa delle proprie nozze.

«Ma Gratteri (Nicola, il procurator­e della Repubblica di Catanzaro, ndr) era mio! Mio! Mio! E La maternità Ho avuto un parto naturale, con 23 ore di travaglio, i miei amici e i familiari hanno fatto in tempo a venire tutti. È stato il giorno più bello e doloroso della mia vita

Il lavoro Il servizio di cui sono più orgogliosa è l’intervista alla ragazzina violentata dal boss a 15 anni: lui è stato arrestato dopo l’uscita del pezzo. Travaglio? Un fratellone

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