Corriere della Sera

INTITOLARE A ECO IL LICEO DI ALESSANDRI­A NON È RETORICA

- di Roberto Cotroneo

Il Liceo classico ad Alessandri­a è un severo edificio che si affaccia su una piazza che un tempo si chiamava Piazza Genova, e nel dopoguerra è diventata piazza Giacomo Matteotti. Un cambio di nome che aveva un significat­o alto e importante. Non so dire se a Genova sia poi stata intitolata una via diversa ma in quel caso era giusto che la figura di Matteotti corresse di bocca in bocca, fosse memoria. La toponomast­ica moderna è tenere vivi personaggi che hanno reso illustre il Paese, impedire che l’oblio possa vendicarsi per certi versi della fama che avevano avuto in vita. Umberto Eco è scomparso nel febbraio dell’anno scorso, e in molti, anche alcuni compagni di scuola, si sono adoperati perché il suo Liceo, oggi intitolato a Giovanni Plana, un matematico di Voghera vissuto nella prima metà dell’Ottocento, diventasse il Liceo classico Umberto Eco. La famiglia era d’accordo, e posso pensare che avrebbe fatto piacere anche a lui. Solo che il sindaco Gianfranco Cuttica di Revigliasc­o ha dato parere negativo. Non si tratta di ignoranza, o indifferen­za, Cuttica è stato assessore alla cultura per molti anni, e non si tratta neppure di una polemica politica. È l’insostenib­ile leggerezza di questo tempo ormai svuotato che non è più in grado di comprender­e i valori culturali; scarsa attenzione verso il mondo intellettu­ale, grande incapacità di riconoscer­e davvero le figure che hanno avuto un’importanza cruciale per tutti noi. Umberto Eco merita quell’intitolazi­one. Gliela dobbiamo, e la dobbiamo a noi stessi. Molti anni fa per «L’Espresso» scrisse un articolo sulla sua città, «Pochi clamori tra la Bormida e il Tanaro» che si concludeva così: «Sapeste come ci si sente fieri nel riscoprirs­i figli di una città senza retorica e senza miti, senza missioni e senza verità». Caro sindaco intitoli il Liceo a Eco, senza retorica e senza miti come avrebbe detto lui, e ci faccia sentire fieri di essere nati e cresciuti in una città che sa riconoscer­e il valore dei propri figli.

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