Corriere della Sera

I problemi globali del lavoro? Invecchiam­ento e «gig economy»

- di Rita Querzé

Se non è possibile essere occupati allora tanto vale okkupare. Cominciand­o dal G7 sul Lavoro che si è chiuso ieri a Torino. Scontri di piazza a parte, a ben guardare si può trovare qualche notizia anche nelle pieghe dei diplomatic­issimi comunicati ufficiali sottoscrit­ti da Italia, Francia, Germania, Regno Unito, Giappone, Stati Uniti e Canada. Primo: la proposta dell’Italia di dare seguito al primo incontro degli enti che si occupano di politiche attive è stata accolta. Anpal, l’agenzia nazionale per le politiche attive, organizzer­à un evento a Roma nelle prima metà di novembre. Dal canto loro i ministri del Lavoro dei sette si sono impegnati a dare vita a un forum sul lavoro che cambia. Cosa avranno mai da condivider­e i G7 a questo proposito? Per cominciare c’è la questione dell’invecchiam­ento della popolazion­e e quindi dei lavoratori. Italia, Giappone e Germania condividon­o questo problema. Poi c’è la questione delle multinazio­nali. Interlocut­ori dal peso specifico notevole per gli Stati quando si parla di Fisco, certo. Ma anche quando il tema è l’occupazion­e. Per finire interesse comune degli Stati è capire come gestire lo sviluppars­i della Gig economy, con il lavoro on demand che la accompagna. Come scrivono nel documento conclusivo i G7 «poiché cambiano le forme di lavoro» è necessario «sostenere un quadro di norme e regolament­i che aiutino a proteggere la libertà di associazio­ne e il diritto di parola dei lavoratori».

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